Cultura e Spettacoli

Tra violenza e omertà la Arcuri è Pupetta, "ribelle" d'altri tempi

Da giovedì in onda la storia della Maresca che a 18 anni uccise un boss della camorra

Tra violenza e omertà la Arcuri è Pupetta, "ribelle" d'altri tempi

A.A.A. Eroina cercasi. Perché cosa meglio di un'eroina può fornire ad una popolare attrice il ruolo che ancora manca alla sua consacrazione? «Da tempo cercavamo un'eroina per Manuela Arcuri», conferma il produttore Alberto Tarallo.
Il quale, ammiratore dei melò americani anni '50, e specializzato in turgide fiction dagli stessi ingredienti popolari (ambienti criminali, protagonisti voluttuosi e dannati) aveva finora regalato alla Arcuri molti ruoli melò (L'onore e il rispetto, Il peccato e la vergogna) ma sempre da co-protagonista, al fianco del bel Gabriel Garko. «Così, per lei sola, avevamo bisogno di un personaggio forte. Per questo abbiamo pensato a Pupetta Maresca». Ma quanto di realmente eroico può esserci nella storia, certamente forte, di Pupetta: il coraggio e la passione (da giovedì per quattro serate su Canale 5)? Assunta Maresca detta Pupetta sale agli onori della cronaca (nera) nel 1955, quando, a soli diciott'anni e incinta di sei mesi, uccide il boss Antonio Esposito, presunto mandante dell'omicidio del marito, il camorrista Pascalone e' Nola. Quattordici anni di galera, nuovo matrimonio con un altro camorrista, l'assassinio del secondo marito, di cui sarà accusato il figlio di Pupetta, e la sparizione dello stesso ragazzo («Me l'hanno ammazzato e l'hanno fatto sparire», piange ancora oggi la donna) nuove accuse e nuovi processi. Cos'ha a che vedere un dramma così nero con le fiction di Alberto Tarallo? «Difatti noi ci siamo ispirati alla storia di Pupetta solo alla lontana - ammette il produttore; non abbiamo calcato sugli aspetti criminali del soggetto. Tutti i nomi sono stati cambiati e molti dettagli romanzati. Non volevamo certo proporre la vita di Pupetta come modello; ma raccontare il coraggio di una donna che, imprigionata da un mondo maschile e malavitoso, cercò comunque di ribellarsi».

Il che non toglie che siano proprio quei «dettagli romanzati» a spiacere alla vera Pupetta (il cui placet era indispensabile): «Avrei voluto che nella fiction si facesse il mio vero cognome - protesta - che la gente conoscesse la mia vera storia. Che fui costretta ad uccidere quell'uomo perché lui voleva uccidere me; che l'avevo denunciato molte volte, ma sempre invano, alla polizia». Certo: rimane il rischio che un personaggio simile possa trasformarsi in un eroina piuttosto ambigua. Alla conferenza stampa di presentazione di Pupetta, palpabile era l'imbarazzo quando, a chi le chiedeva se avrebbe rifatto quel che aveva fatto, l'indomita signora rispondeva, impeturbabile: «Certo che lo rifarei, perché non m'era stata resa giustizia. Quell'uomo m'incrociò casualmente, cominciò a sparare, e allora sparai anch'io. Chiusi gli occhi, pensai: è finita, ora crepo. La mia gonna fu forata dai proiettili. Ma io, e la creatura che avevo in grembo, eravamo ancora vivi». L'interpretazione della Arcuri, assicura, l'ha convinta del tutto.

Da parte sua, felicissima della propria eroina, è la Arcuri. «Per la prima volta dovevo dar vita ad un personaggio autentico. Dovevo dimenticare emozioni e sensibilità di Manuela per assumere quelle di un'altra donna. Una donna vera. Ho dovuto imparare a parlare in siciliano. E dovevo girare un omicidio nell'esatto modo in cui era avvenuto nella realtà. L'aiuto della stessa Pupetta, che è venuta sul set e m'ha dato preziosi consigli, è stato determinante».

Per potenziare l'allure malavitoso del soggetto, il cast annovera, infine, alcune vecchie glorie specializzate nel ramo (Tony Musante e Ben Gazzara; questi alla sua ultima apparizione prima della scomparsa), attori navigati come Barbara De Rossi, ed un esordiente perfettamente adeguato alla bellezza che il produttore Tarallo esige dai protagonisti dei propri melò: Massimiliano Morra.

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