il Giornale OFF - Musica

Un violino che vola come una "Rondine"

Nel cd di Eloisa Manera in ogni brano l'affresco di una città che ha visitato

Un violino che vola come una "Rondine"

Storia di una ragazza a cui piace disegnare, paesaggi. Anche con l'archetto, tra barocco, echi di Bartok e ritmi di Reich. Viaggiare è un'altra passione per lei, l'India ce l'ha nel cuore. Ognuno ha il colpo di fulmine e il suo è il violino. A conti fatti, fondere tre sogni in uno - arte, avventura e musica - non è un gioco da niente. Eloisa Manera, violinista-compositrice di 31 anni, con una passione per gli artisti Picasso e Paul Klee - ha provato e vinto la sfida, col primo album Rondine, idea di migrazione. E (ri)scoperta dello strumento tra sonorità, effetti e possibilità.

«Ogni brano è l'affresco di un viaggio - spiega -; invece della tavolozza stavolta ho usato i colori del mio strumento». Dall'incisione con la palermitana Almendra Music, una delle scuderie discografiche del violoncellista Giovanni Sollima, ecco emergere il brano Niebla: «L'affresco di una città che amo e in cui ho vissuto, Venezia», spiega ricordando il quartiere Giudecca. Nel pezzo accadono suoni lunghi, in un gioco di sovrapposizioni multi-traccia; e l'atmosfera tra pizzicati e inserti diventa Zen. Con l'archetto, la musicista si è divertita a dipingere la terra spagnola di sua madre, la bruciata Castiglia del Don Chisciotte della Mancia: in Grano - il titolo del pezzo - «il tema è rappresentato da poche note combinate e ricombinate; il linguaggio è minimal». Eloisa va oltreoceano, eccola a New York, «che ho ritrovato ben descritta in una composizione da me preparata per un documentario», poi titolata Transito. Cambi di velocità, ostinati e registrazioni urbane, l'idea della musica concreta; e la mente vola verso il compositore americano Steve Reich. Ritmo, of course.

La Manera, che tra i suoi maestri annovera Domenico Nordio e Francesco Manara, e tra i recenti il sassofonista Tino Tracanna, dopo una partenza classica in orchestre e quartetti, ha avuto una svolta attraverso l'incontro con il Klezmer, musica ebraica. «Mi accese la curiosità di esplorare altri generi», ricorda.

Tra i fiori all'occhiello i live free jazz negli Usa con Karl Berger, l'occasione sfiorata di suonare al fianco di John Zorn e una serata scaligera col pianista Herbie Hancock. Progetti? «Mettere in musica il romanzo di Italo Calvino Le città invisibili»
Mi cantino e buon viaggio

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