Cultura e Spettacoli

La vita secondo Rocco: fare sesso per consolarsi della perdita della madre

Il pornodivo presenta il film autobiografico con cui dice addio alla carriera

La vita secondo Rocco: fare sesso per consolarsi della perdita della madre

da Venezia

La fila più lunga dei critici al Festival è stata quella per assistere a Rocco, il docu-film su Rocco Tano all'anagrafe, in arte Rocco Siffredi, sullo schermo il porno divo più famoso di sempre. La critica, si sa, è un mestiere duro e nobile, quasi una missione e vede al di là di ciò che lo spettatore comune percepisce. Lì dove quest'ultimo coglie, per dire, l'ammucchiata selvaggia, i sacerdoti della prima intuiscono la cupido dissolvendi che la accompagna, o qualcosa di simile e qualsiasi cosa voglia dire. Rocco lo sa ed è per questo che si è affidato a Thierry Demaiziere e Alban Teurlai, due francesi, ça va sans dire, per raccontarsi e nel raccontarsi non si è risparmiato. Quello che ha fra le gambe, spiega, è il diavolo, sua madre lo voleva prete, è stata la donna più importante della sua vita e lui vorrebbe soffrire quanto lei soffrì prima di morire, l'elemento femminile è sempre stata la sua passione, ovvero il suo annientamento, solo il dolore lo appaga, il niente e il caos è ciò che lo attira. Il tutto mentre sullo schermo dalla filosofia si passa alla azione: penetrazioni multiple, primi piani ginecologici, cineprese amatoriali dove a fare da regista è il cugino Gabriele, a giudicare dal docu-film spesso imbranato, comunque frustrato. Ogni volta che si immagina una trama, Rocco lo blocca: è troppo lunga, è troppo surreale, non si capisce niente e, soprattutto, non si scopa subito.

I francesi, senza scomodare i libertini del '700, il marchese de Sade, Emmanuelle e Histoire d'O, hanno con il sesso un rapporto complicato, più cerebrale di noi che siamo i loro cugini latini. In Les Bronzés, che è un film culto degli anni Settanta, erano sempre lì a teorizzare, mentre nella stanza a fianco les italiens, con loro grande invidia, semplicemente lo facevano. Rocco, che è un abruzzese, tutto questo lo sa benissimo e quindi ci dà giù, nel senso della confessione-rivelazione: piange spesso, dice con le lacrime agli occhi, quando morì la madre non resistette all'impulso sessuale provocatogli dalla presenza di una settantenne amica e vicina di casa della defunta, naturalmente ama la moglie. Rosza Tassi, la moglie appunto, già Miss Ungheria, rassicura che una cosa è il sesso, un'altra è l'amore e che lei sa sempre dov'è e cosa fa lui: quante altre mogli potrebbero dire lo stesso? Già, quante altre? «Rosza non mi ha sposato per il c...» garantisce il marito.

Nel film con cui vorrebbe dare l'addio alla carriera, a Siffredi viene l'idea di essere messo in croce, non perché si senta la reincarnazione del Cristo, spiega, ma perché la sua vita e la sua professione non sono state facili. Il cugino Gabriele è entusiasta, ma poi, come sempre, si lascia trasportare dall'immaginazione: se entrasse nel campo visivo con un paio d'ali e una luce bianca sulle spalle, se sulla croce ci finisse Kelly Stafford, la regina del porno targata anni '80 che Rocco ha voluto di nuovo sul set e che Gabriele odia? Il regista americano chiamato per l'occasione a filmare il tutto, è un po' perplesso, ma la star è Rocco e quindi croce sia.

In tutti i sensi.

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