Cultura e Spettacoli

Ora arriva al cinema "Volevo nascondermi"

Storia del pittore Ligabue, reietto farfugliante che trovò nell'espressione artistica del proprio genio il senso dell'esistenza e la speranza di essere amato.

Ora arriva al cinema "Volevo nascondermi"

Nelle zone della penisola in cui i cinema rimangono aperti, esce "Volevo nascondermi", il film di Giorgio Diritti con protagonista Elio Germano, fresco vincitore dell’Orso d’Argento come miglior attore al Festival di Berlino.
Il racconto muove dal trauma e dalla sofferenza di un'infanzia trascorsa peregrinando tra manicomi e famiglie adottive, fino a quando Antonio, rispedito in Italia dalla Svizzera a causa delle intemperanze legate ai suoi problemi psichici, diviene un senzatetto sulle rive del Po'. Toni, come lo chiamano tutti, non conosce l'italiano e si sostenta con occasionali e mal pagati lavoretti. La sua condizione migliora quando è accolto in casa dallo scultore Renato Marino Mazzacurati (Pietro Traldi) che, incoraggiandolo a dipingere, rivela al mondo l'artista che tutti conosciamo.
"Volevo nascondermi" è un'opera il cui fascino si regge quasi esclusivamente sulla performance dell'interprete protagonista, Elio Germano, bravissimo nell'aggirare l'alto rischio di cadere nel caricaturale. Il trasformista attore supera se stesso nel rendere credibile l'esistenza sofferente di un uomo eternamente deriso per le fattezze e movenze: compie una mimesi straordinaria che non poggia sul trucco prostetico ma sulla postura, sullo sguardo e sul linguaggio stentato.
Il film presenta accenti naïf come l'arte che racconta. I personaggi usano il dialetto emiliano stretto, il che regala autenticità alla messa in scena e rinforza nello spettatore l'empatia per la difficoltà di comunicazione vissuta dal protagonista.
Diviso tra furia creativa, passione per i motori e amore non corrisposto per la compaesana Cesarina, il pittore è un irrequieto freak che trova serenità solo in mezzo a bambini e animali, nella cui purezza selvatica pare sentirsi finalmente a casa.
Gli ambienti sono curati nei minimi particolari, le riprese nei boschi e lungo il fiume evocano lo stile di Olmi (di cui Diritti è stato allievo), i fotogrammi hanno una composizione visiva impeccabile, sospesi tra sfumature liriche e realismo. L'eccesso manieristico è scongiurato grazie a una regia fredda, che si avvale di immagini dall'essenzialità potente e la cui fotografia evoca i toni dei quadri del pittore. Alcuni passaggi della narrazione restano avvolti dall'oscurità, una scelta che si paga in termini di coinvolgimento.


Non perdetevi i titoli di coda: sono un tuffo al cuore grazie al fatto che campeggiano a tutto schermo i dipinti originali dell'artista.

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