Cultura e Spettacoli

Con William Ferris «Le voci del Mississippi»

La lezione di etnomusicologi come John e Alan Lomax (padre e figlio) lascia ancora il segno. Per fortuna c'è sempre qualcosa da (ri)scoprire nella cultura afroamericana legata al blues. William Ferris, professore emerito e scopritore «sul campo» di talenti, pubblica adesso Voices of Mississippi. Artists and Musicians Documented by William Ferris, edito dalla Dust to Digital, un prezioso cofanetto con tre cd, un dvd e un bellissimo libro. Basterebbe il libro a giustificare l'acquisto, un volume di 120 pagine pieno di curiosità e soprattutto di foto in bianco e nero, perlopiù inedite come quelle di James Son Thomas, il bluesman-becchino. Nessuno più di Ferris poteva portare avanti questa operazione, lui che ha 76 anni ed è nato nel cuore del Delta del Mississippi, a Vicksburg, e da piccolo ha lavorato nei campi insieme ai neri. Ferris si è subito innamorato dei worksong e delle radici popolari nere, e la sua passione è nata dall'ascolto delle prime opere assemblate da Alan Lomax, come Afroamericans Blues and Game Songs. Nel primo cd sono raccolti i blues, che Ferris ha registrato sul campo negli anni Sessanta. Si ascoltano così anche gli aspetti più «primitivi» della «secular music» afroamericana uniti a brani di Fred McDowell (uno degli artisti di raccordo tra il blues primigenio e quello riscoperto negli anni Sessanta) e Scott Dunbar. Nel secondo cd c'è il gospel e lo spirituals e si entra direttamente nel mondo magico-misterico delle chiese nere.

Il terzo cd raccoglie le interviste ai protagonisti e il dvd è una serie di filmati girati da Ferris tra il 1972 e il 1980.

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