Brasile 2014

Ecco perché sarà il Belgio la sorpresa del mondiale

Da nazionale numero 71 del ranking Fifa nel 2007 al 5° posto di oggi Giovani, pronti a stupire, e quasi tutti figli dei top club della Premier

Ecco perché sarà il Belgio la sorpresa del mondiale

Il 6 giugno è uscito «11», in edicola e libreria. Un maga­zine che racconta lo sport in maniera diversa, un media nuovo e multimediale, un progetto sportivo-culturale italiano. Per gentile conces­sione d­ell’editore ne pubbli­chiamo un articolo.

Il Belgio sarebbe stata la squadra perfetta da tifare alla fine degli anni Novanta o inizio 2000, in un mondo senza social network e con meno internet in cui non se ne fosse parlato tanto. Tifare Belgio al Mondiale brasiliano di quest'estate potrebbe sembrare una scelta banale, e agli appassionati più sinceri che si impegnano a conoscere le rose delle squadre minori è diventata persino antipatica. Il Belgio del 2014 è la squadra di cui anche chi non sa nulla di calcio può dire fingendo di saperne di calcio: «Oh, il Belgio è forte quest'anno». Quindi, non solo ha perso tutti i privilegi di simpatia dell'outsider, ma a forza di citare la “golden generation” dei vari Kompany, Witsel, Fellaini, Hazard e Lukaku si è passati dal guardare al Belgio come a una possibile sorpresa del Mondiale brasiliano, a una squadra che deve far bene a tutti i costi. Il paragone corrente è con il Belgio migliore di sempre, quello di Scifo arrivato in semifinale a Messico '86. Adesso immaginate la pressione che possono provare calciatori tutti abbastanza giovani (se si escludono Van Buyten, 36 anni, sulla cui presenza in campo però non giurerei, sono tutti sotto la trentina e tra i possibili titolari ce ne sono cinque o sei sotto i 25) a dover giocare un Mondiale con delle aspettative simili. Anche dando per scontato che il Belgio esca dal girone iniziale come prima si troverà ad affrontare già dagli ottavi la seconda del Gruppo G: quello con Portogallo e Germania; e in caso proseguisse potrebbe incontrare Argentina ai quarti e Spagna in semifinale. Sarebbe difficile immaginare un percorso più difficile. E, in fondo, sono passati solo due anni da quando alcuni di quegli stessi giocatori non sono riusciti a qualificarsi per l'ultimo Europeo (in totale il Belgio ha mancato due Mondiali e tre Europei consecutivi). L'ultimo gol ufficiale segnato dalla Nazionale belga in un torneo internazionale lo ha segnato Marc Wilmots, che adesso la allena. Era il 2002 e l'avversario la Russia nell'ultima partita del girone eliminatorio. Invece l'ultimo gol in assoluto del Belgio in un Mondiale è un gol annullato, sempre a Wilmots, nell'ottavo di finale seguente perso 2-0 contro il Brasile. Alla mezz'ora del primo tempo, precedente quindi a quelli di Rivaldo e Ronaldo.

Le aspettative che circondano il Belgio, l'eccitazione che gli anglofoni esprimono con il termine “hype” che sa anche di ingenuo che segue la moda o la strategia marketing di qualche multinazionale, in parte sono giustificate. Sono giovani, ma non del tutto privi di esperienza: la maggior parte di loro gioca nelle squadre di prima fascia del campionato più competitivo d'Europa, quello inglese. Alex Witsel, che gioca in Russia nello Zenit, è stato pagato 40 milioni di euro. Eden Hazard si permette di criticare pubblicamente il gioco del Chelsea di Mourinho influenzato forse da un'offerta del Paris Saint Germain. Thibaut Courtois, ad appena 22 anni, secondo alcuni è già il miglior portiere al mondo.

Agli altri nomi che già si sapevano va aggiunto Adnan Januzaj, classe '95, che potendo scegliere ha preferito il Belgio all'Inghilterra. Persino alcuni giocatori rimasti fuori dalle convocazioni per troppa abbondanza (tipo il fratello di Eden, Thorgan Hazard, votato quest'anno come miglior giocatore del campionato belga) o perché davvero troppo giovani (Zakaria Bakkali classe '96; Youri Tielemans classe '97) sono sulla bocca di tutti e sarebbero finiti nella lista di molte altre Nazionali.

A Wilmots però va soprattutto il merito di aver trasformato un insieme di talenti in una squadra vera e propria. È passato troppo poco tempo perché qualcuno si sia dimenticato di quando nel 2011 Hazard ha snobbato Leekens che lo aveva sostituito ed è uscito a mangiare un hamburger in un chiosco sul piazzale dello stadio. All'interno la partita con la Turchia era ancora in corso.

D'altra parte non può essere solo moda se il Belgio è passato dal settantunesimo posto nel ranking Fifa del giugno 2007, al quinto dello scorso ottobre. Probabilmente per capire se è diventato sul serio una nuova potenza calcistica, apprezzare in pieno il lavoro di strategia della federazione e l'evoluzione del nuovo spirito belga, bisognerà aspettare l'Europeo del 2016 o il prossimo Mondiale in Russia. Magari un fallimento completo porterà alla scissione del Belgio in due entità politiche separate con due Nazionali di calcio; in quel caso la morale della favola è: Don't believe the hype (cioè non fidarti delle mode).

Cercate comunque di non giudicare troppo severamente il vostro amico che durante le partite per fare l'informato se ne esce con: «Oh, il Belgio è forte quest'anno».

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