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Da libero del volley a libero veramente "faccio l'ambulante"

Con Treviso ha vinto 6 scudetti, 4 coppe italia e 3 champions. Ora vende formaggio al mercato. Con lui Vibo ha debuttato in A come allenatore

Da libero del volley a libero veramente "faccio l'ambulante"

Il libero del volley è un po' come il portiere, un ruolo esclusivamente difensivo. E, come l'ultimo baluardo del calcio, deve avere in sé un pizzico di follia. Quella che accompagna il dopo carriera di Alessandro Farina, 39enne in giro per la provincia di Treviso con un banco di salumi e formaggi. Fa l'ambulante assieme alla moglie Elena. Hanno rilevato la licenza da una coppia di anziani e girano per i mercati rionali come se avessero bisogno di lavorare. Il bello è che Farina si distende più così che a stare in palestra con la pallavolo. «Ne sono uscito, non mi divertivo più».

Ha giocato sino a due anni fa, dopo un'ottima carriera da bandiera della Sisley. Nella Marca è stato il più fedele di sempre con 609 partite e 24 trofei in 14 anni: 6 scudetti, 4 coppe Italia, 3 Champions e 3 Cev e altri titoli assortiti, anche premi individuali come specialista della difesa. Alessandro ha chiuso la carriera a Vibo Valentia, portando i calabresi alle finali di coppa Italia, miglior risultato di sempre. «E lì» ricorda «ha debuttato in serie A come capo allenatore Gianlorenzo Blengini, il Chicco adesso ct. Arrivò nel 2011, un anno prima di me. È abile il ct, soprattutto nella gestione del gruppo e a fronteggiare situazioni difficili».

In effetti Blengini ha preso l'Italia di Berruto che veniva dal 13° posto ai mondiali e dal 5° alla World league, con le polemiche legate all'esclusione di Zaytsev e Travica…

«Erano 20 anni che la qualificazione olimpica non si centrava al primo tentativo. L'argento in coppa del mondo è il miglior piazzamento a livello assoluto dal 2004. Blengini motiva bene i giocatori e ama l'equilibrio fra i reparti. Studia la tattica senza esasperarla, perché gli attaccanti siano liberi di esprimersi».

È capace di arrabbiarsi, con quel viso da ragazzo?

«Quando ci vuole si fa sentire, ha 44 anni. Colpiscono le sue metafore, nei timeout. Quanto all'argento in Giappone, io per fare mercati metto sempre la sveglia alle 5. Per cui riuscivo a dare solo occhiate veloci alle partite... Sa, dopo la colazione ero già alla guida del furgone».

Molto bello, con quella scritta "Il Faio", dal suo soprannome sul parquet. Oggi iniziano gli Europei, a Torino e Busto Arsizio e in Bulgaria, a Sofia e Varna. Altri orari, queste partite riuscirà a guardarle?

«Non tanto perché il lavoro assorbe molte ore. Il girone di Torino con Estonia (oggi, ndr) e Croazia (domani, ndr) è facile. Domenica però bisogna battere la Francia per passare come primi e direttamente ai quarti. Rispetto alla World cup ci sono anche Francia e Serbia, finaliste di World league, Germania terza ai mondiali e la Bulgaria. Il podio è più difficile e la Polonia è favorita, nonostante il 3-1 subito dagli azzurri».

Il cubano Osmany Juantorena è il miglior schiacciatore al mondo. Porterà l'Italia al primo oro olimpico?

«È dura. Il suo innesto aiuta ma a pallavolo serve una squadra. Però questa nazionale lo è. E gli Europei italiani sino ai quarti di finale sono l'occasione per confermare la validità del movimento: il pubblico è entusiasta, come nei mondiali di 5 anni fa e per l'oro europeo di Roma, con Montali».

Simone Giannelli è il palleggiatore titolare più giovane nella storia della nazionale…

«Ha 19 anni, è più precoce di Vullo. Se resta umile farà strada.

Come l'Italia a Rio e in questi Europei».

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