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Addio Aragones il ct che aprì il ciclo delle Furie

Addio Aragones il ct che aprì il ciclo delle Furie

Madrid. La Spagna ha perso l'uomo della svolta. L'uomo che seppe ridare l'orgoglio alle Furie rosse dopo quarant'anni di beffe e di umiliazioni. Se n'è andato Luis Aragones, in una clinica di Madrid, piegato solo dalla leucemia a 75 anni, lui che ne aveva passati cinquanta sui campi più importanti d'Europa a lottare prima da centravanti, poi da allenatore fino a 70 anni, quando andò a guidare il Fenerbahce subito dopo il trionfo spagnolo agli Europei del 2008. Aragones è l'uomo della svolta, perchè ha aperto il magnifico ciclo dei grandi di Spagna, un ciclo che è stato completato da Del Bosque e che resta aperto ancora oggi. La felice intuizione di Luis fu quella di aggiungere la sua dose di aggressività alla classe del blocco del Barcellona integrato dai grandi del Real, «perchè furia è aggressività» spiegò all'inizio della sua avventura da ct, e le Furie finalmente se lo ricordarono.
Ma Aragones, prima ancora che grande allenatore, è stato un fantastico centravanti dell'Atletico Madrid (265 partite e 123 gol dal '64 al 74) con cui arrivò a sfiorare la coppa dei Campioni nel '74, beffato da un tiraccio da quaranta metri di Schwarzenbeck che pareggiò la finale all'ultimo minuto ed aprì la strada alla vittoria del Bayern nella ripetizione, come si usava allora. Dopo quella bruciante sconfitta Luis appese le scarpe al chiodo ma si accomodò subito in panchina, quella dei Colchoneros, per guidarli alla loro vittoria più importante, quella della coppa Intercontinentale giocata proprio al posto dei tedeschi che si erano rifiutati di andare in Argentina a sfidare l'Independiente. Poi Barcellona, Espanyol, Siviglia, Valencia fino alla consacrazione da ct spagnolo: un mondiale ancora amaro nel 2006, poi il trionfo di Vienna in finale con la Germania. «Ci ha insegnato la strada per la gloria», ha twittato Sergio Ramos.

Lui e tutta la Spagna gliene sono grati.

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