Sport

Addio a Gino Bacci una voce del «Processo»

di Riccardo Signori

S e n'è andato anche Baccione. Così lo chiamavamo noi vecchi ragazzi, compagni di viaggio sul quel treno di una professione che, talvolta, fatichiamo a riconoscere. Gino Bacci amava il giornalismo come servizio, pur essendone diventato una star televisiva saltabeccando tra Il processo di Biscardi e le antenne private (Telelombardia, Antenna 3, Topcalcio24). Livornese ormai alla soglia degli 81 anni, li avrebbe compiuti il giorno di Natale. Ironico e chiacchierone, caratterialmente caldo come i livornesi, amava ancora appassionarsi e parlare di sport. Lo ha stroncato un infarto, un paio di settimane fa il ricovero a Monza: avrà combattuto da par suo. Non ce l'ha fatta. Parrà strano ricordando quel fisicone, da qui Baccione, che mostrava come una corazza sprigionante forza e salute. Portava la giacca e quasi mai il cappotto, anche quando il freddo si faceva pungente. Certo il segnale di una struttura che sapeva sostenere il suo cavaliere.

La vita professionale partì dal Tirreno, il giornale di Livorno. L'iscrizione all'Ordine dei giornalisti è del 1961. Cinque anni più tardi approdò a Tuttosport, una delle grandi fucine del giornalismo sportivo: ne sono cresciuti tanti e la gran parte ha mostrato il valore della scuola. Per anni Baccione è stato il capo delle redazione milanese, dove non poteva trovarsi meglio avendo l'Inter per amore.

Il tipo sapeva accalappiare la notizia e gestire i rapporti che arricchissero la conoscenza. Amava l'Inter e quindi i suoi presidenti. Citiamone due: Ernesto Pellegrini e Massimo Moratti al quale dedicò un libro (Vita da Inter). Ma scrisse anche di Marcello Lippi (Un uomo in trincea) e di Berlusconi (Il premier e il mister). Bacci ha vinto premi e gestito case editrici. E' stato un uomo e un giornalista che ha saputo godere la vita e godere della vita. Sembrava sempre giovane.

Ma anche i giovani se ne vanno.

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