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È affamata, è folle, è Eve Jobs Nata con l'iMac, vuole i Giochi

Alla rassegna panamericana, la figlia di Mr Apple è andata a podio. Vide la luce la settimana prima del mitico computer

È affamata, è folle, è Eve Jobs Nata con l'iMac, vuole i Giochi

Stavolta la storia dei figli d'arte non c'entra. Però di mezzo c'è sempre un cognome pesante e ne sentiremo parlare ancora. Si mescolano sport e tecnologia, idee visionarie che hanno scavato un solco nel passato e speranze future che si nutrono di sogni. Eve Jobs è nata il 30 aprile 1998, esattamente una settimana prima dell'iMac, uno dei tanti rivoluzionari prodotti lanciati sul mercato dal suo celebre papà, Steve Jobs.

Sì, proprio lui, Mr. Apple in persona. Un uomo, un marchio, ma anche un padre. Eve adesso ha 21 anni, ha sempre avuto il sogno di sfondare nel mondo dell'equitazione e ai Giochi Panamericani appena conclusi in Perù ha conquistato il bronzo nella gara a squadre del salto con gli ostacoli, oltre al quinto posto individuale. Era al debutto internazionale con il Team Usa, la prova del nove sarà la Nations Cup di ottobre, prima vera selezione per entrare nel gruppo che volerà alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Il guru Steve se n'è andato quasi otto anni fa, però ancora una volta aveva visto lungo e a proposito del talento della sua terzogenita, avuta dalla seconda moglie Laurene Powell, aveva rilanciato: «Lei è molto sicura di sé, è spumeggiante, ha personalità» si legge nella biografia curata da Walter Isaacson «in lei vedo molto di me stesso, la ritengo più forte e determinata di qualsiasi altro bambino».

Il sogno olimpico di casa Jobs ci riporta indietro di oltre dieci anni, a Pechino 2008, quando in gara si presentarono i gemelli Winklevoss, passati alle cronache per aver intentato una causa civile contro un certo Mark Zuckerberg. Finirono sesti, senza medaglia, e scippati di una creatura miliardaria, poi nota a tutti come Facebook.

La storia è destinata a riannodarsi, a dipingere scenari che sembravano già scolpiti. Infatti Eve Jobs frequenta la Stanford University, la stessa dove suo papà e sua mamma si conobbero nel 1990 e la stessa dove quindici anni dopo Mr. Apple pronunciò un discorso rimasto alla storia: «Siate affamati, siate folli, perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo lo cambiano davvero».

Eve di fame ne ha ancora tanta, non vuole saperne di vivere di rendita o di vivere all'ombra di un cognome così rilevante, infatti sta letteralmente divorando quella passione che l'ha vista salire sulla sella di un pony ad appena due anni, per poi fare tutta la trafila delle giovanili e sbarcare in Nazionale. È nella top ten delle Under 25 più promettenti, ha l'ossessione di perfezionare la tecnica a cavallo e la famiglia le ha messo a disposizione un ranch in Florida da 13 milioni di euro, con 20 cavalli e un percorso di gara regolamentare. Ora ha gli occhi addosso di una realtà sconfinata come quella dello sport statunitense, uscito ancora una volta diviso dai Giochi Panamericani, consegnati alle cronache con i nuovi gesti di protesta anti Trump. Dal pugno alzato dell'afroamericana Gwen Berry allo schermidore Race Imboden, inginocchiatosi sul podio durante l'inno.

Folli e affamati, ognuno per la propria causa.

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