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Un affare per due Ecco perché Mr. Bee paga 500 milioni per non comandare

Un affare per due Ecco perché Mr. Bee paga 500 milioni per non comandare

Per quale motivo Mr Bee è disposto a pagare quasi 500 milioni per una quota di minoranza, il 48%, del Milan? L'operazione si può comprendere solo se dagli orizzonti sportivi ci si sposta verso quelli finanziari. Il modello di riferimento potrebbe essere quello del cosiddetto «private equity». Dallo scoppio della crisi finanziaria in poi sono stati i private equity gli unici grandi investitori privati a muoversi sul mercato. Si tratta, in estrema sintesi, di fondi che raccolgono capitali presso facoltosi investitori privati internazionali. Il fondo così composto si mette alla ricerca di un obiettivo. Per esempio una società con un marchio straordinario, una storia di valore, ma un futuro incerto per le debolezze degli attuali azionisti, siano esse i debiti piuttosto che i capitali.

A questo punto il fondo interviene, studia il caso e, se ritiene che con il robusto investimento la società in oggetto sia in grado, nel giro di 4-5 anni, di moltiplicare il suo valore, allora fa la sua proposta. Se però i soci attuali non volessero perdere la maggioranza, il fondo può agire anche entrando in minoranza. A condizione, però, di avere mano libera sulle leve che gli interessano per «creare valore».

Quindi, posto che Bee Taechaubol si muove proprio con una società di private equity (Thai Prime), in consorzio con banche e società finanziarie asiatiche, il caso Milan potrebbe funzionare così. Primo: Fininvest incassa 470 milioni e ne reinveste una buona parte nel Milan attraverso un aumento di capitale a cui partecipa per la stessa somma anche Mr Bee. Secondo: con queste risorse, attivato il canale bancario, il Milan costruisce lo stadio, sviluppa merchandising e diritti tv internazionali e, naturalmente rilancia la squadra per tornare subito in Champions League. Terzo, ottenuta una valutazione di mercato soddisfacente, Fininvest e il gruppo Taechaubol quotano in Borsa il Milan, cedendo, per esempio, il 20% a testa, e rientrando così degli investimenti. Berlusconi rimarrebbe comunque con la quota di controllo relativo, replicando lo schema applicato nel '98 con Ennio Doris in Mediolanum. La Borsa permetterebbe a Mr. Bee di vendere una quota maggiore o di uscire del tutto massimizzando il suo investimento.

Mentre il Milan resterebbe comunque in casa Berlusconi.

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