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Allegri: l'ultimo milanista a mettere sotto la Juve

Il Diavolo vuol chiudere la serie nera senza precedenti: 9 sconfitte nelle ultime 9 sfide. Incubo Dybala-Higuain

Allegri: l'ultimo milanista a mettere sotto la Juve

L'ultimo allenatore del Milan a battere la Juventus è stato, indovinate un po', Max Allegri. Il problema per i rossoneri è che da quel 25 novembre 2012, quattordicesima giornata di andata, si sono giocate sette partite di campionato e due di Coppa Italia. Risultato: nove vittorie della Signora, sedici gol segnati e cinque subiti. Mai, nella storia degli scontri diretti tra due delle società più vincenti del calcio nostrano, si era assistito a un tale sbilanciamento: numeri che impressionano. Quando poi però si fa mente locale e si ricorda che i bianconeri hanno vinto, spesso dominando, gli ultimi cinque campionati, diventa normale anche quello che non lo è.

In realtà, deve comunque fare specie che una teorica grande come il Milan abbia sempre preso sberle negli ultimi 630' di faccia a faccia. L'ultimo a far gioire il popolo rossonero fu così Robinho, grazie al rigore che decise il match disputato al Meazza quattro anni fa: la Juve non aveva Conte in panchina (squalificato) e proprio in quell'occasione perse l'imbattibilità esterna che durava da un anno e mezzo (25 partite di serie A, 28 considerando tutte le competizioni). Da quel momento in avanti, solo gioie per il popolo bianconero, che il successivo 9 gennaio festeggiò la qualificazione alle semifinali di coppa Italia (2-1) grazie al gol segnato da Vucinic ben oltre il novantesimo. Quindi, sette match di campionato e 21 punti in saccoccia: un rigore di Vidal per cominciare (21 aprile 2013), uno scoppiettante 3-2 allo Stadium per proseguire (Muntari, Pirlo, Giovinco, Chiellini e ancora Muntari), quindi l'accoppiata Llorente-Tevez per violare San Siro il 2 marzo 2014, ancora l'Apache a farsi rimpiangere da Galliani e via di questo passo. Il 3-1 del 7 febbraio 2015 (Tevez, sempre lui, poi Antonelli, Bonucci e Morata), l'1-0 del 21 novembre scorso (Dybala, all'epoca non ancora del tutto esploso), l'1-2 del 9 aprile (Alex, Mandzukic e Pogba) e, dulcis in fundo, la finale di coppa Italia a Roma datata 21 maggio: sigillo di Morata a dieci minuti dalla fine dei supplementari e undicesima coppa nazionale per la Signora, prima squadra a fare l'accoppiata dei trofei nazionali per due stagioni di fila.

Una sinfonia di trionfi, ecco. Che Montella e i suoi giocatori vorrebbero interrompere. Per metterli un po' di buonumore, vale allora la pena ricordare che il 30 ottobre 2010 - nona giornata, come quella che si giocherà domani il Milan venne sì sconfitto in casa 1-2 (Quagliarella, Del Piero, Ibrahimovic), ma a fine stagione vinse appunto il tricolore: difficile che il tutto possa ripetersi in quei termini, però l'ottimismo va cavalcato. Pur se è chiaro che questa Juve, già in fuga in campionato, pare difficilmente arginabile. Una Juve che, complice anche il ko di Mandzukic, si presenterà con l'HD di Higuain-Dybala: il primo ha già segnato tre gol al Milan in cinque presenze, ma pure il secondo non scherza e ha festeggiato personalmente cinque volte nelle nove occasioni in cui ha visto il Diavolo da vicino. Di contro, Bacca non l'ha mai buttata dentro né c'è riuscito Niang: siccome però c'è sempre una prima volta, per dirla con Marotta, intervistato da RaiSport, «ci aspetta una partita a rischio. Non mi aspettavo che questa fosse una sfida di vertice».

Per una volta, viva la sincerità.

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