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Argento senza pregiudizi. Rachele e Diletta sul podio

La Bruni dedica la vittoria alla sua compagna: "Coming out? Lo sanno tutti, per noi è normale"

Argento senza pregiudizi. Rachele e Diletta sul podio

RIO DE JANEIRO - Diletta era lì, sulla spiaggia di Copacabana, a tifare come soltanto una che sa cosa vuol dire avere uno sportivo in casa. Allenamenti, fatica, momenti felici ed altri bui, soprattutto bui negli ultimi anni, con quei quarti posti ripetuti che facevano diventare le serate un piccolo inferno. "Perché io sono un tipo un po' complicato da gestire: questa medaglia arriva dopo quattro anni di litigate e sacrifici" ammette Rachele. Già Rachele, ovvero Rachele Bruni, medaglia d'argento della maratona di nuoto di fondo: anche lei era a Copacabana a Ferragosto, ma in acqua, nelle due ore più lunghe della sua vita, nei 10 km che cambiano tutto. Fatica, allenamenti, un sogno diventato prima di bronzo e dopo d'argento, perché nel nuoto di fondo dopo due ore il traguardo bisogna toccarlo fisicamente e la francese Muller l'aveva affondata come fanno le bullette a scuola. Squalificata. Rachele dunque d'argento, Diletta con le lacrime agli occhi.

Ci vuole leggerezza per dire certe cose e il modo in cui Rachele Bruni ha festeggiato è stato il migliore possibile: "Questa medaglia è dedicata alla mia famiglia, ai miei tecnici e alla mia Diletta. E questo non è un coming out, lo sanno tutti e io vivo la mia situazione sentimentale normalmente, per me è normale ringraziare le persone che mi vogliono bene. E non penso ai pregiudizi degli altri, vivo per me stessa, per la mia passione per il nuoto e per i miei affetti. Perché non avrei dovuto dedicare l'argento a lei?". Domanda lecita, girata alla mamma di Rachele, Bruna, che lì a fianco annuiva: "Per un genitore l'importante è la felicità di un figlio: certo, a volte siamo costretti ad essere ipocriti, l'ipocrisia è un'arma per proteggersi. Ma noi abbiamo sempre amato tutti e tre i nostri figli". E di sicuro vogliono bene anche a Diletta, che fa andare avanti Rachele bracciata dopo bracciata.

Ecco, capita insomma che per abbattere dei muri bisogna fare le cose più semplici, per esempio evitare l'ostentazione da Carnevale che spesso danneggia chi vive come Rachele e Diletta una vita da non sbandierare. Non servono sfilate di dubbio gusto per abbattere tabù come l'omosessualità nello sport, che fino a poco tempo fa era pur sempre un argomento off limits anche a i Giochi. Greg Louganis, forse il più grande tuffatore della storia, dovette aspettare fine carriera per andare in tv da Oprah Winfrey e dire quello che tutti sospettavano, e su cui malignavano. E più o meno lo stesso ha fatto il suo erede Tom Daily, annunciando a mezzo stampa il suo legame con un altro uomo: "Ho finalmente battuto i miei demoni". Qui a Rio, per vedere Tom, ci sarà il suo Dustin, nell'Olimpiade che ha visto anche una richiesta di matrimonio in campo fatta da una volontaria alla giocatrice di rugby brasiliana Isadora Cerullo, con tanto di anello e bacio. È successo anche tra i tuffatori cinesi Quin Kai (lui) e He Zi (lei, appena scesa dal podio dei 3 metri) e la gente non ha visto la differenza. Si è commossa.

Qualcuno ha fatto un conto per dire che ai Giochi ci sono 49 atleti gay dichiarati contro i soli 23 di Londra. Importa? Forse, ma anche no: per Rachele e Diletta, ad esempio, la vita è già ricominciata.

Ed è una vita normale.

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