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La banda dei cechi asfalta la nostra Under 21 più forte

Dai proclami ottimistici dei giorni scorsi al tonfo di ieri E sabato potrebbe non bastare battere la Germania

La banda dei cechi asfalta la nostra Under 21 più forte

L'under 21 che doveva arrivare «almeno in semifinale» (Tavecchio dixit) o, per dirla col ct di Biagio, «la più forte degli ultimi vent'anni», ha già un piede fuori dagli Europei. Nella migliore tradizione italica ci giocheremo tutto nell'ultima partita del girone: l'aritmetica ancora non ci condanna, ma come minimo bisognerà battere la Germania, che insieme alla Spagna è la favorita del torneo, e comunque potrebbe anche non bastare.

Che si trattasse di un'Italia imperfetta e fuori condizione si era capito già contro la Danimarca, in una partita vinta nel finale ma con molte più ombre che luci. E se n'era accorto anche Di Biagio che ieri ha rimescolato le carte cambiandone quattro. I risultati, però, non si sono visti. A parte Berardi - ieri una delle poche luci insieme a un discreto Cataldi e a Chiesa che inspiegabilmente è rimasto quasi un'ora seduto in panchina - ad affondare l'Italia sono stati quelli che dovevano trascinarla: Rugani che scivolando ha favorito l'1-0 dei cechi, Donnarumma che sul primo (ma forse pure sul secondo) gol ci ha messo del suo, e Bernardeschi che ancora una volta è sembrato lontano anni luce dalle vere stelle di questa competizione.

Prima di andare in svantaggio, sia la prima che la seconda volta, gli azzurrini qualche occasione ce l'hanno anche avuta: su tutte un rigore in movimento che Bernardeschi ha scaricato su Zima all'11' e poi, quattro minuti dopo il momentaneo pareggio di Berardi, un obbrobrio di Petagna: solo davanti al portiere il centravanti dell'Atalanta doveva solo calibrare il pallonetto per ribaltare la partita, ma non essendo dotato di un piede particolarmente raffinato (eufemismo) ha mandato la palla in curva e con essa anche parecchie chances di superare il girone.

Non è comunque il caso di recriminare troppo per gli episodi, perché alla fine il verdetto del campo è giusto. La Repubblica Ceca non ha rubato nulla, ha surclassato i nostri sia fisicamente che tatticamente: troppo lento e prevedibile il 4-3-3 con cui Di Biagio ha iniziato la partita e a dir poco scombinato l'assetto degli ultimi minuti, in particolare dopo il cambio di Cataldi con Cerri.

I cechi, con uno Schick sprecato nel ruolo di punta fissa ma nel complesso molto più ordinati e compatti, sono andati in vantaggio al 24' con Travnick: il suo rasoterra dal limite ha trafitto un Donnarumma che è andato giù con troppo ritardo, probabilmente ancora scosso per le vicende degli ultimi giorni. I nostri avversari hanno gestito il risultato senza grossi rischi fino a 20 minuti dalla fine, dopodiché c'è stato un momento in cui hanno addirittura rischiato di perdere. Berardi, generosissimo, prima è riuscito a pareggiare riprendendo di testa una sua conclusione respinta dal portiere e subito dopo ha servito a Petagna un magnifico assist per il 2-1.

Che fine abbia fatto quel pallone lo abbiamo già raccontato, e siccome nel calcio chi sbaglia quasi sempre paga, puntuali sono arrivati gli altri due gol della Repubblica Ceca: uno col neo-entrato Havlik, in contropiede, e l'altro con una sassata di Lueftner da 30 metri. Due cazzotti in pieno viso che hanno mandato Di Biagio alle corde: «Abbiamo sofferto il loro pressing - ha ammesso il ct -, nulla è perduto ma certo che la situazione si è molto complicata».

Insomma ci aspetta la solita partita della vita, sperando che come spesso accade lo stellone azzurro ci venga in soccorso.

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