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Berlusconi: "Basta voci sul Milan. Non vendo e lo voglio vincente"

Prima le indiscrezioni sulla "sconfitta inaccettabile" ora quelle sulla cessione. E il presidente stavolta interviene direttamente: "Ipotesi prive di fondamento"

Berlusconi: "Basta voci sul Milan. Non vendo e lo voglio vincente"

Un polverone al giorno. È questa la condizione attuale del Milan che fa tornare alla memoria quel famoso spot nel quale c'era un signore in camicia impegnato a "tappare", con le mani, le falle che si aprivano sulla parete e dalle quali venivano fuori potenti getti d'acqua: ne copriva un paio e qualche centimetro più in là se ne apriva un'altra. Così va la vita del Milan in questi giorni di gennaio 2015 da dimenticare. Lunedì la famosa nota attribuita a Silvio Berlusconi («sconfitta inaccettabile» ricevuta da «giocatori che guadagnano 5 volte meno»), poi smentita dalla telefonata del presidente ai due interessati, Galliani e Inzaghi. Ieri invece le voci, rilanciate, di una probabile cessione del club, intenzione questa volta attribuita allo stesso azionista rossonero e, secondo ricostruzioni giornalistiche, proveniente da una fonte ben informata e molto vicina all'ex premier, identificata nel suo medico personale dottor Zangrillo, noto tifoso del Genoa. Di qui l'ennesimo polverone che per qualche ora ha tenuto il Milan nuovamente sotto i riflettori di siti e agenzie, prima della smentita. Che questa volta non è stata preparata con la solita formula dall'ufficio stampa di Fininvest. Anzi proprio a quei colleghi è stato evitato l'imbarazzo d'intervenire su una materia incandescente perché a firmare il secco comunicato, girato all'Ansa di Roma (non alla redazione di Milano da cui è arrivata la nota di lunedì sera condita dall'aggettivo inaccettabile) è stato Silvio Berlusconi, uscito quindi allo scoperto per definire «ipotesi prive di fondamento le indiscrezioni su una eventuale vendita del Milan». Non solo. Ma nel corso dei suoi incontri di natura politica, ha aggiunto un paio di riflessioni: «Il Milan deve tornare a vincere, è importante dare un'idea vincente». A dimostrazione che un Milan di successo è indispensabile anche al protagonista politico.

L'intervento dell'ex premier, certo, non ha cancellato le preoccupazioni legate ai conti del club rossonero che fino a 10 anni prima, quando la capofila Fininvest viaggiava col vento in poppa, non hanno mai costituito un problema. Il Milan vinceva in giro per il mondo, Silvio Berlusconi staccava ricchi assegni e i tifosi gongolavano felici. Negli ultimi quattro anni, coincisi con la più drammatica crisi economica, l'azionista ha risanato con 160 milioni il deficit di bilancio, cifra che, milione più, milione meno, è stata pareggiata dai profitti della Champions league. Il taglio al monte-stipendi è stato brutale (da circa 200 si è passati a 150 milioni) mentre la mancata partecipazione alla recente edizione della Champions ha prodotto un ulteriore disavanzo: il prossimo conto economico infatti si chiuderà con un rosso di 50-60 milioni (per motivi contabili saranno 90 complessivi).

Chiusa l'ennesima falla aperta sulla parete, il Milan ha ripreso la sua navigazione verso la doppia sfida con la Lazio, tra sabato sera all'Olimpico di Roma e martedì sera a San Siro. Già perché basterebbero altri due "fuori pista" per provocare l'ennesimo scossone. Adriano Galliani, lavorando in modo esclusivo sul fronte squadra, è tornato a Milanello per il terzo giorno consecutivo, ha discusso a lungo con Inzaghi e Tassotti (che sono perciò i due referenti esclusivi della società in fatto di staff tecnico) e ha provato a ricaricare le pile del gruppo. Nel frattempo, Mexes, durante la quotidiana intervista rilasciata a milan-channel , ha confermato l'analisi di questi giorni: contro Sassuolo e Atalanta, la squadra ha peccato, gravemente, di presunzione. Il francese ha ammesso insomma che dopo il picco raggiunto a fine 2014 (successo sul Napoli, pari con la Roma, successo largo sul Real in amichevole), c'è stato un rilassamento collettivo. «Dobbiamo tornare a essere squadra» la sua medicina che è poi quella di sempre: serrare i ranghi, abbassare i toni, ripartire da una coraggiosa auto-critica. Con Niang al Genoa, Galliani ha ridotto la rosa e risparmiato un altro stipendio (a fine gennaio tornerà Honda che in coppa d'Asia sta regalando gol a performance soddisfacenti).

Il nodo sul difensore (i centrali a disposizione sono diventati 2 più Alex) sarà sciolto mercoledì prossimo, in coincidenza con il destino in coppa Italia.

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