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Bernal, il baby re del Tour che per vedere il mare è diventato un fenomeno

Scoperto da un italiano, Egan è sbocciato sull'Etna e il Canavese l'ha adottato: «Ho lì i miei amici...»

Bernal, il baby re del Tour che per vedere il mare è diventato un fenomeno

Parigi Se pensa all'Italia, si vede con l'acqua alla gola. Il mare della Sicilia. Il primo bagno della sua vita, nei pressi di Catania. Il secondo pensiero è per i tornanti dell'Etna. Per Egan Bernal, talento assoluto del ciclismo mondiale, originario di Zipaquirà, 2.650 metri di quota nel dipartimento di Cundinamarca - arrivato nel nostro Belpaese dopo il Mondiale jr di mountain bike ad Andorra (2015), con una bella medaglia di bronzo al collo, per volontà dell'allora suo procuratore, Paolo Alberati, ex corridore professionista, giornalista e scrittore il nostro Paese è molto di più di un luogo di transito: per lui è casa. Inizialmente la casa di Alberati, che l'ha accolto. Poi luogo della formazione, dato che il nuovo re del Tour all'epoca sapeva andare forte con la bici da mountain-bike, ma non aveva assolutamente dimestichezza con la bici su strada.

Se pensa all'Italia, Egan Bernal nato il 13 gennaio come Marco Pantani ma nel 1997, nuovo trionfatore del Tour de France a soli 22 anni, si vede in costume per la prima volta al mare. E poi in bicicletta, sui tornanti che portano su all'osservatorio astrofisico dell'Etna.

«La Playa di Catania è il luogo del suo primo approccio col mare ricorda oggi con orgoglio Paolo Alberati -. Non sapeva nuotare e non aveva mai toccato l'acqua, per questo siamo andati al Lido Azzurro». Talento assoluto Egan. E Alberati ha la sensibilità necessaria per comprendere chi ha di fronte. Ne rimane incantato e non ci pensa né una né due volte e se lo porta a casa.

Per Egan l'Italia è casa. Fa base per un po' di tempo all'albergo-ristorante Buasca, in una frazione di San Colombano Belmonte, prima di trasferirsi in un appartamento a Cuorgné. «La salita di Ceresole Reale-Lago Serrù era una delle mie preferite racconta in maglia gialla il trionfatore del Tour -. Nel Canavese mi sono trovato benissimo, ancora oggi ho tanti amici che mi vogliono bene e ai quali io mi sento profondamente legato». «Quello che mi colpì di questo ragazzo è l'intelligenza e i suoi modi garbati di porgersi prosegue nel racconto Alberati -. Lui oggi dice di essere stato fortunato di avermi trovato sulla propria strada, ma lo stesso discorso vale per me».

Venerdì mattina Alberati invia al suo pupillo un messaggio con l'immagine dell'altimetria della 19ª tappa del Tour de France, in cui cerchiato di rosso c'è il Col de l'Iseran: «Scusami il disturbo Egan, volevo solo dirti che lassù, sopra i 2.500 mt noi europei non respiriamo più... Tu ci sei nato, ci vivi. P.S. Lì vicino a 15 km c'è Saint Fois Le Tarantaise. Hai già vinto».

La risposta arriva nel giro di pochi minuti: «Grazie capo, oggi vediamo se è vero» accompagnata da varie emoji e una risata.

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