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La "bibbia" di Silvio ha cambiato il Milan

I comandamenti nel promemoria di Berlusconi a Inzaghi: impegno, rabbia agonistica, coesione campo-panchina

La "bibbia" di Silvio ha cambiato il Milan

In altri tempi le ombre inquietanti avrebbero “oscurato” le luci abbaglianti. Del Milan berlusconiano della prima ora, ossessionato di piacere e inseguito dal mito della perfezione, molti avrebbero storto la bocca dinanzi ai quei quattro gol subiti, agli sbreghi provocati in difesa da Bonera e De Sciglio, oltre che da Diego Lopez capace anche di rompersi (due settimane di stop, lesione al bicipite femorale destro) in occasione dell'autogol del 4 a 5 di Parma subito dopo il ko denunciato da Alex, fondamentale regista di una difesa squinternata (salterà la Juve e non solo). Per tacere della lunga lista degli infortunati che è diventata ieri ancora più rovinosa (ultimo iscritto Saponara, stiramento al legamento collaterale del ginocchio sinistro, oggi operato, ne riparliamo a gennaio 2015). E invece no. L'ultimo Milan, balzato in cima alla classica dopo soli due turni, ha vissuto la pazza serata di Parma come l'inizio di una nuova avventura. Benedetta dal presidente Silvio Berlusconi che al telefono di Galliani, a fine partita, ha chiesto di parlare con Jeremy Menez per esprimergli la sua personale lode dopo il gioiello di gol finale, un tacco magico seguito a una rincorsa prodigiosa. «L'avevo detto al mio ritorno in Italia: ho capito di aver sbagliato a Roma e infatti sono cambiato» la frase-simbolo del francese, celebrato anche in patria dal quotidiano storico l'Équipe con tanto di classifica e di citazione speciale.

Le magie di Menez sono state punteggiate da cifre da capogiro. Eccole: in 86 minuti ha toccato ben 60 palloni (solo de Jong ha fatto meglio), il 97% la percentuale dei passaggi realizzati. Poi ha subito 7 falli provocando 4 ammonizioni, ha segnato due gol, uno su rigore, centrato un palo esterno, tirato nello specchio 5 volte, 5 dribbling riusciti sui 9 provati, una palla rubata e quattro sponde. Cose da mille e una notte. «Il miglior parametro zero arrivato in Italia» il commento più diffuso sul web nella giornata di ieri scandita dal viaggio di Adriano Galliani a Milanello per recapitare un messaggio personale del presidente Berlusconi. «Ho portato allo spogliatoio rossonero i complimenti per l'impegno dimostrato ma soprattutto per la rabbia agonistica e l'entusiasmo trasmesso da tutti gli uomini in panchina e che si è percepito chiaramente a ogni gol segnato»: l'ad ha fatto da ambasciatore in attesa della visita pastorale prevista per venerdì all'ora di pranzo. D'altro canto, proprio la testimonianza della grande partecipazione emotiva tra panchina e squadra schierata in campo, è uno delle raccomandazioni scritte su un foglietto preparato ad Arcore e passato all'allenatore Pippo Inzaghi come pro-ememoria per la stagione. «Non è una bibbia ma quasi» la battuta con cui il presidente l'ha affidata al tecnico.

Quell'esultanza di gruppo, cominciata con la corsa di Bonaventura, è diventata il segno tangibile del maggiore cambiamento avvenuto a Milanello a giugno.

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