Calcio

Biscotti mancati e rigori non dati. Però gli italiani mai contenti

Ci è andata bene. Basterebbe dire questo, se non ci fosse l'ombra di quelle parole di Ceferin

Biscotti mancati e rigori non dati. Però gli italiani mai contenti

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Ci è andata bene. Basterebbe dire questo, se non ci fosse l'ombra di quelle parole di Ceferin, il presidente dell'Uefa che prima dell'Ucraina aveva avuto la malsana idea di proferire verbo: «L'Italia deve andare all'Europeo, altrimenti sarebbe un disastro». Non ci ha dato una mano. Ma soprattutto ha alimentato il retropensiero: i campioni in carica devono esserci per forza a difendere il titolo conquistato nella notte di Wembley tre anni prima. Così la narrazione attorno al rigore negato per il fallo su Mudryk assume contorni grotteschi. In Germania arriveremo con un aiutino che gli avversari non perderanno occasione di ricordarci, mentre noi ancora pensiamo al Byron Moreno «coreano» e al biscotto «scandinavo» all'Europeo del Trap. Adesso tornano le discussioni sul Var. Per dire che c'è andata bene servirebbe la lezione di Sinner. Quel biscotto rifiutato che gli avrebbe fatto eliminare Djokovic e magari regalato un lieto fine. Da una parte l'occhio di falco, infallibile, dall'altra l'occhio della volpe, che vede o non vede a suo piacimento. I due eventi dell'Italia sportiva di questi giorni non sono confrontabili, ma devono trovare una sintesi. Ci siamo lamentati della lealtà che fa di Sinner un campione, ora ci lamentiamo di una qualificazione con tanto di aiutino. Mettiamoci d'accordo con noi stessi. Anche perché riparte il campionato. C'è Juve-Inter, seconda contro prima. Venticinque anni dopo parliamo sempre di Iuliano-Ronaldo. Immaginate un rigore non dato come quello in Ucraina-Italia... al tempo del Var. Basterebbe dire ci è andata bene. O male.

Scordiamocelo.

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