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Bonaventura sveglia il Milan ammalato Solo per un brodino

L'ex atalantino, Abbiati e Pazzini fanno respirare Inzaghi. Ma il Cesena non è un test per parlare di guarigione

Bonaventura sveglia il Milan ammalato Solo per un brodino

Non date fiato alle trombe: non è il caso. Il Milan ha vinto, finalmente, dopo tre settimane vissute tra incubi e malinconie assortite e di questi tempi magri, molto magri, è già una bella notizia. Ha piegato la ridotta resistenza del Cesena che non è un rivale di primissimo piano, salito alla ribalta perché la settimana scorsa ha messo al muro la Juve più moscia della stagione, e incassato oltre ai tre punti d'ordinanza l'assicurazione su una settimana scandita da zero angoscia e maggiore fiducia dell'ambiente. I curvaioli, ottimisti per natura, hanno scommesso prima di cominciare: «è finita la salita, ricomincia la partita» hanno scritto su uno striscione. La risposta, sull'effettiva risalita in classifica, è però affidata al prossimo viaggio a Verona, contro il Chievo.

È migliorato il Milan, nel gioco, e di sicuro il ritorno di Montolivo a centrocampo non è stato casuale. Inoltre il contemporaneo cambio di sistema (il rombo con Bonaventura trequartista), che è nel dna della squadra dai tempi di Kakà, ha procurato qualche palese vantaggio allo sviluppo armonico delle trame: squadra disposta meglio, più raccolta, Menez sottratto a ogni faticoso rientro, Bonaventura trasformato in un cuneo, difesa più accorta nei duelli uno contro uno. Solo nel giro-palla difensivo, si sono rivisti i limiti e le paure che si possono eliminare dopo una striscia di risultati e di prestazioni di livello. I prossimi due appuntamenti, Chievo in trasferta e Verona a San Siro, hanno il compito di certificare l'eventuale guarigione del Milan: al momento non si può ancora considerare "fuori pericolo". Persino la condizione fisica, messa sotto accusa, e secondo Inzaghi ritoccata durante le passate settimane, ha destato qualche apprezzabile progresso, a eccezione di quegli esponenti rientrati da lunghi infortuni, tipo Bonera per esempio o lo stesso Montolivo, in crisi di ossigeno dopo 70 minuti. Naturale che arrivassero col fiatone al traguardo della prima esibizione.

In uno snodo decisivo della stagione, la vecchia guardia ha fornito un contributo prezioso alla patria e al suo giovane tecnico in pericolo. Abbiati, il portiere sostituto d'ufficio di Diego Lopez squalificato, ha deviato d'istinto, il possibile 1 a 1 sulla sirena del primo tempo (rasoiata di De Feudis) con un colpo di reni degno di un gatto. Non solo. Pazzini, arrivato per dare la sveglia a Destro, abulico e insofferente, ha firmato il rigore del comodo 2 a 0 e da solo o quasi ha impegnato la difesa romagnola sottoponendola a una feroce pressione. Nonostante il ricambio generazionale, sono loro a costituire ancora la garanzia del vecchio Milan, insieme con qualche giovanotto dal futuro scontato. Un nome su tutti, in questo elenco: Giacomo Bonaventura. Ha fatto, benissimo, il trequartista, nel finale si è adattato a rinculare a sinistra come quarto centrocampista: l'eclettismo dichiarato è la sua cifra professionale. Così anche la panchina può offrire il suo contributo: oltre a Pazzini, anche Cerci, sacrificato per il nuovo sistema di gioco, è entrato nel finale con la testa giusta, procurandosi la punizione premessa del rigore scaccia pensieri.

Il Cesena visto ieri non vale certo l'Empoli e non è nemmeno lontano parente della squadra capace di far vedere le streghe a Buffon e soci una settimana fa: segno che le energie fisiche e nervose consumate al cospetto dei campioni non sono state recuperate completamente. De Feudis ha avuto l'occasione per pareggiare, poi per il resto del pomeriggio, c'è stato il deserto di precisione e di geometrie intorno a Brienza, Defrel e Djuric. Le opposizioni di Bocchetti, Rami e Antonelli hanno contribuito a cementare le crepe intraviste al cospetto di Maccarone e soci.

È una notiziola anche questa, per il Milan convalescente.

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