Russia 2018

Un Brasile déjà vu in un tabellone squilibrato

Seleçao brutta e concreta come i campioni del '94. Quante big da una parte, tanta fantasia dall'altra

Un Brasile déjà vu in un tabellone squilibrato

Per certi versi ricorda il (uno dei) peggior Brasile della storia: quello che sconfisse l'Italia a Pasadena, nella finale mondiale del 1994. Questo Brasile ha copiato qualcosa e può migliorare. Due centrocampisti di sostanza: oggi Casemiro e Paulinho, allora Dunga e Mauro Silva. Un portiere che garantisce tranquillità: allora Taffarel, oggi Alisson. La coppia difensiva ad alta impenetrabilità: Thiago Silva e Miranda se la giocano con Aldair e Marcio Santos. Coutinho, a centrocampo, promette migliori scintille di quelle che potevano scatenare Zinho e Mazinho. In attacco il gol veniva garantito dalla classe assoluta di Romario che oggi si mangerebbe anche Neymar. Ma O Ney, non proprio una stella splendente, ha la scusante di un infortunio che ne ha ritardato la forma. Magari lo ritroveremo brillante nella seconda fase. Poi, vabbè, c'era lacrima Bebeto e qui si propongono Firmino o Gabriel Jesus: i bomber hanno altra faccia.

Si dice: meno estetica e più sostanza. Ecco il segreto che potrebbe portare la Seleçao ad un'altra finale. Anche questo conta sulla forza difensiva: un solo gol subito nel girone, esattamente come allora. Reti segnate: oggi 5, l'altra volta 6. A specchio i risultati: due successi e un pari. Qui il Brasile ha cominciato con un pareggio (1-1) con la Svizzera, poi seconda classificata. Negli Stati Uniti pareggiò l'ultima partita (1-1) con la Svezia, seconda del girone. Equilibrio, parolina magica per i brasiliani. Immaginabile sia servita la lezione del Mineirazo 2014: 7-1 dalla Germania che allora diventò campione del mondo ed ora è già fuori.

Com'è triste la storia. Com'è varia la storia. La squadra regina che va a gambe all'aria inseguita dalla maledizione che vede travolgere i campioni del mondo (Italia 2010, Spagna 2014) ed, invece, com'è buffo un mondiale che manda il Giappone agli ottavi grazie al minor numero di cartellini gialli, anziché parlare di gol e punti. Forse è il senso del tempo: squadre livellate, i campioni faticano a delineare la differenza, si segna molto ma chi ha solide difese regala miglior immagine.

Parliamo di delusioni e mettiamo al primo posto Germania e Argentina. Ma pure i singoli attori: Thomas Mueller ha dimostrato che Ancelotti aveva visto giusto a lasciarlo in panca. James Rodrguez è passato dall'essere protagonista di Brasile 2014 ad un malcapitato (anche per gli infortuni) comprimario in Russia. Lionel Messi si è riscattato con un gol alla Nigeria, ma i palati buoni chiedono di più. Cristiano Ronaldo si è preso la scena e vedremo cos'altro ci dirà. Belgio e Inghilterra segnano tanto: basterà? I bomber uruguayani hanno aggiustato la mira, e la imperforabile difesa (unica a zero gol) potrebbe fare la differenza. I francesi sono inseguiti dalle critiche. Chi ama il calcio guarda altre nazionali, hanno scritto a casa loro con insolito catastrofismo. Tabellone pesante per la Francia: parte contro l'Argentina, poi si farà sempre più dura. Tabellone pencolante a sinistra ed è un peccato: da una parte nazionali grandi o presunte tali, dall'altra Croazia e Spagna si ostacoleranno a vicenda. Non fa gran bene ad un campionato, così equilibrato, spingere da una parte Uruguay, Portogallo, Francia, Argentina, Brasile. E dall'altra lasciar sfogo alla fantasia di un altro piccolo mondo.

Il pallone promette ingiustizie.

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