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Buffon non fa retromarcia: "Non mi pento di quanto detto nel post Real-Juve"

Buffon non si pente minimamente di quanto detto sull'arbitro Oliver nel post di Real Madrid-Juventus: "Ridirei le stesse cose magari con un linguaggio più civile ma per me quello è un rigore che un arbitro esperto non avrebbe fischiato"

Buffon non fa retromarcia: "Non mi pento di quanto detto nel post Real-Juve"

Gianluigi Buffon non fa retromarcia e anzi rilancia. Il numero uno della Juvetus si era espresso con toni molto forti al termine del match giocato contro il Real Madrid usando termini duri nei confronti dell'arbitro inglese Oliver, reo di aver preso un grosso abbaglio concedendo il rigore decisivo ai blancos al minuto 93'. Buffon, incalzato dalle Iene ha detto di non essere affatto pentito delle sue dichiarazioni al veleno: "L’altra sera la partita era finita da un’ora e mezza, quindi quello che uno esterna riguarda i sentimenti e i pensieri forti, per certi versi ineducati. Quelli, però, sono sentimenti di un uomo che non si trincera dietro a un velo di ipocrisia e butta fuori quello che le viscere gli dicono. Non puoi chiedere a uno che vive lo sport con una pienezza come lo vivo io di accettare, essere equilibrato. Perché alla fine, seppur esternando in maniera eccessiva certi pensieri, questi avevano una logica. Li ridirei, magari con un altro tipo di linguaggio, più civile diciamo. Però rimane il contenuto che io confermo in pieno."

Buffon, dunque, non vuole ritrattare quanto detto, anche se in un certo passaggio dell'intervista ha anche fatto una carezza all'arbitro: "Non devo rimediare perché sono un essere umano che mette passioni, sentimenti e arrabbiature. Trovo modi di parlare alcune volte eccessivi, ma io sono questo. Io sono Gigi Buffon. Anche se esternando in modo eccessivo, l’altra sera ho detto quello che pensavo. L’arbitro non doveva fischiare. Un arbitro con più esperienza non avrebbe fischiato, avrebbe lasciato correre e si sarebbe girato dall’altra parte. Avrebbe lasciato che le squadre se la giocassero ai supplementari, che fosse il campo a parlare. Oliver è un ragazzo che farà una gran carriera, che è stato sfortunato. Secondo me è stato mandato un arbitro troppo giovane ad arbitrare una partita importante. E poi l’imponderabilità, la bellezza del calcio, fa sì che si sia trovato in una situazione troppo complessa, ingarbugliata e grande."

Buffon, infine, è tornato a parlare dell'episodio incriminato dando la sua interpretazione: "Quella non è una situazione in cui puoi dire che è rigore con certezza. Non dico che non fosse rigore, dico che era una cosa dubbia. E una cosa dubbia, in una partita simile e a 20 secondi dalla fine, viene valutata diversamente da un arbitro esperto. Datemi almeno la legittimità di difendere in quel modo esasperato e passionale i miei compagni, quei cinquemila venuti a sostenerci. Io devo difenderli perché me lo sento. Era dovuto, anche a costo di macchiare la mia immagine. Non porto rancore, non sono neanche più arrabbiato. È tutto finito. Però è normale che lì per lì uno si senta non dico penalizzato ma proprio defraudato. Non di un risultato, ma di una partita irripetibile.

Avremmo potuto scrivere una pagina di calcio memorabile per la Juventus e per l’Italia, abbinando la nostra vittoria a quella della Roma".

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