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La burocrazia fa autogol e Messi rischia la galera

La procura di Barcellona l'aveva scagionato, l'Avvocatura dello Stato chiede 22 mesi

La burocrazia fa autogol e Messi rischia la galera

Non poteva non sapere. Soggetto: Leo Messi. Il quale da ieri sa di dovere subire un processo per frode fiscale. Per la serie: quando comincia ad andare male, il rischio è che vada pure peggio. Il quotidiano El Pais ha infatti rivelato che nei confronti del quattro volte Pallone d'Oro sono stati chiesti dall'Avvocatura di Stato spagnolo ventidue mesi di carcere. A sorpresa, anche, visto che non più tardi di due giorni fa la Procura di Barcellona aveva escluso il giocatore dal banco degli imputati chiedendo invece 18 mesi di carcere (più 2 milioni di ammenda) per Jorge Messi, padre e agente dell'attaccante del Barcellona accusato di aver frodato il fisco per 4,1 milioni di euro tra il 2007 e il 2009. Ieri, invece, il colpo di scena: l'Avvocatura dello Stato, che difende l'Agenzia delle Entrate spagnola, ha chiesto che anche il '10' sia considerato un imputato alla stessa stregua del papà.

Lionel rischia dunque la galera per una questione burocratica, per uno scontro tra poteri: considerata troppo morbida la Procura di Barcellona, la voce grossa l'ha fatta l'Avvocatura di Stato secondo la tesi per cui Messi «non poteva non sapere» che gran parte del denaro incassato per lo sfruttamento della propria immagine fosse generato da aziende ubicate in paradisi fiscali, in Uruguay e in Belize. «Non leggevo i contratti che mi venivano sottoposti - così si è difeso lui col giudice -. Ho sempre firmato quanto proposto da mio padre, del quale mi fido a occhi chiusi». Entrambi saranno invece giudicati da un tribunale penale di Vilanova i la Geltrú.

Una situazione che non migliorerà l'umore del giocatore, già non al top a causa di un infortunio muscolare che lo terrà fermo ancora per un mese e mezzo abbondante: al periodo no va poi aggiunta la notizia di qualche giorno fa secondo cui suo fratello maggiore Matias è stato fermato dalla polizia argentina per detenzione illegale di armi.

Non per consolare il 10 più famoso al mondo, ma non mancano nemmeno i precedenti di calciatori finiti nei guai quando erano ancora in attività: per rimanere a casa nostra, Cristiano Doni finì in carcere una manciata di anni fa quando scoppiò l'ennesima grana legata al calcioscommesse, stessa sorte toccata a Stefano Mauri che poi è pure tornato a essere il capitano della Lazio.

Passando invece il confine, impossibile non ricordare René Higuita, il (pazzo) portiere colombiano che nel 1993 fu arrestato perché fece da mediatore in un sequestro senza avvisare la polizia.

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