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"Il calcio non è la boxe... Perciò ammiro la Signora"

L'ex tecnico bianconero: "Il gioco di Allegri non piace? Ma se è corale... Inzaghi? Dà identità, Inter completa"

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«L'Inter resta la squadra più forte della Serie A, ma occhio a questa Juve che ha una grande compattezza e il vantaggio di non giocare le coppe». Parola di Gigi Delneri. L'ex allenatore, tra le altre, di Juventus, Samp, Atalanta e Chievo analizza a 360 gradi la sfida Scudetto e le evoluzioni tattiche del calcio italiano.

Mister, tanti dicono che la Juve giochi troppo male per arrivare prima...

«Luoghi comuni. Vincere entusiasmando è difficile. E poi la vittoria, che sia bella sia brutta, sempre 3 punti vale. Il calcio non è la boxe. Il possesso di palla è importante, ma se è fine a se stesso e sterile non serve a nulla. Un conto farlo con Messi o Iniesta: lì sicuramente dà frutti in maniera veloce, tutto dipende dagli interpreti a disposizione. Alla fine in campo vanno sempre i calciatori. Sono loro che fanno la differenza».

Così ridimensiona la figura di certi allenatori santoni che pensano di aver inventato il calcio moderno.

«(Sorride, ndr). Dicono che il calcio si evolve, ma in realtà - come per i vestiti nella moda - si ripropone sempre qualcosa dal passato, rimodellandolo».

Tipo la tanto famigerata costruzione dal basso?

«Un contropiede ribaltato: la difesa degli spazi mantenendo il possesso palla, questo è il calcio attuale che poi è un contropiede. Tra l'altro non mi piace, è troppo estremizzata. Anche una palla lunga con spizzata della punta può essere importante per creare occasioni da gol. Il gioco del calcio è variegato, non può essere dettato solo da un'unica soluzione».

Le sue parole sono musica per Allegri...

«Max interpreta la fase offensiva così: sa far gol su palla inattiva, ha organizzazione corale, ma pure il colpo estemporaneo di un grande campione. Il calcio deve essere fatto con variazioni all'interno della tua tattica di base: serve meno ortodossia, ma più praticità e duttilità».

E Inzaghi?

«Mi piace. Ha fatto un ottimo lavoro in questi anni, dando una chiara identità alla squadra».

Juve-Inter si gioca anche dietro la scrivania.

«La Juve ha trovato una quadra dopo tante difficoltà societarie. Giuntoli ha riportato equilibrio e stanno facendo giocare con continuità diversi giovani di valore. Il tutto affidato a condottiero credibile come Max Allegri, che ora ha il supporto di un direttore abile e presente».

Cosa manca alla Juve per essere al livello dell'Inter?

«I nerazzurri hanno 2 giocatori forti per ruolo, la Juve manca di ricambi. Serve un colpo a centrocampo alla De Paul. Rodrigo è un ragazzo molto serio e perfetto per il 3-5-2. Nasce come trequartista, con me faceva anche l'esterno, ma poi si è adattato benissimo come mezzala destra a Udine. Ha imparato a lavorare in fase difensiva in Italia. Senza dimenticare che ha vinto il Mondiale da titolare inamovibile».

Lei ha lavorato con Marotta: quanto conta nell'Inter?

«Beppe è il segreto. Dovunque è andato ha portato la sua mentalità vincente. L'anno scorso l'Inter meritava di vincere la Champions per quanto espresso in finale contro il City. Possono ripetersi anche quest'anno, perché quella sconfitta ha dato consapevolezza e sicurezza ai giocatori di essere forti».

E lei mister: quando la rivediamo in pista?

«Le idee non invecchiano mai, restano giovani.

Io sono sempre pronto: se qualcuno ha bisogno di me».

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