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La campanella della maturità

La campanella della maturità

E lide Martini ha continuato a scuotere la campanella davanti alle lacrime delle nostre ragazze. Le destava dal sogno, le rincuorava. Il mondiale era finito ma con onore. Due colpi di testa di biondissime olandesi e adieu France. L'Italia esce dal mondiale ma resta nel cuore e negli occhi di chi aveva snobbato gioco e torneo, considerandolo un fenomeno circense e folkloristico, per la sola presenza di ragazze volenterose. La Martini è una foggiana che ha giocato nella Lazio, lei è la team manager della nostra squadra, lei ha voluto asciugare pianti e malinconia di ragazze battute. Una dolce delusione e non la solita rabbia livida. L'Italia ha fatto quello che doveva e poteva, anzi di più, di fronte alle avversarie olandesi, più forti fisicamente e più astute tatticamente, soprattutto professioniste del football, dunque un salto che non abbiamo ancora affrontato per totale assenza di cultura sportiva, per interessi di bottega, per il consueto teatrino nostrano che si appalesa e agisce soltanto in occasione degli eventi, manifestandosi in tribuna o con interviste noiose. Il calcio femminile italiano deve ripartire da questa coppa del mondo anche se conosco i polli delle istituzioni, molta euphoria di facciata per queste settimane e poi si tornerà alle faccende esclusive del calcio maschile, lasciando sorrisi di compassione e promesse a chi, almeno questo il merito, ha rappresentato il nostro Paese nel torneo francese. Un paio di nostri errori difensivi (Giuliani-Cernoia) hanno segnato la sconfitta che è stata intossicata da Claudia Ines Umpierrez Rodriguez, l'arbitro uruguagio che ha diretto con un nerbo eccessivo, gesticolando secondo usi e costume sudamericani, mai aiutando e comprendendo lo sforzo delle ragazze nella canicola di Valenciennes. Visti gli interventi della Rodriguez dovrei ritenere che il regolamento del calcio femminile è differente da quello maschile perché ogni spinta, ogni soffio viene punito con un calcio di punizione, ogni eventuale protesta con una reazione feroce del giudice che sarebbe anche logica e giustificata se così accadesse nel football dei maschi, là dove, invece, la disciplina e il comportamento dei calciatori nei confronti dell'arbitro è diametralmente opposto. La Rodriguez ha diretto, tre anni fa, una partita della seconda divisione del campionato maschile uruguagio. Viene definita la migliore della sua categoria e propongo, dunque, che Collina designi l'uruguagia per qualche partita di qualificazione ai mondiali in Qatar, tanto per capire se la stessa Rodriguez sappia imporre il regolamento come ha voluto e saputo fare al mondiale francese. Ma così cado nella trappola di alibi tipici del football dei campioni. Torno all'Italia di Milena Bertolini, un commissario (o una commissaria?) tecnico equilibrata e matura. L'immagine complessiva delle azzurre è positiva ma ora è il tempo di dimostrare maturità e professionalità gratificando il loro impegno non soltanto con la solita passerella in Quirinale o nella stanze del Coni, roba di repertorio, zucchero per governanti narcisi e cicuta per chi sa che sogni e progetti non verranno realizzati. Non so chi vincerà questo mondiale. Posso dire che la nazionale femminile italiana ha perso una partita ma dovrà giocarne altre mille, rispettata e tutelata come qualunque altra nazionale maschile italiana.

E che nessuno faccia il furbo perché, in questo argomento, le donne hanno due giri di vantaggio.

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