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Cantù-Varese, il messaggio di pace dei miti

Da Meneghin a Marzorati e Riva, se i grandi di una classica si ritrovano a tavola

Hanno scelto Milano, risotto e osso buco nella cucina storica di Berti, proprio adesso che l'Armani vive la sua crisi, per ricordare, fra le bollicine della San Bernardo, ultima scialuppa per salvare una storia come quella canturina, il basket come ci piaceva davvero: amicizia, rivalità, ma sempre nel divertimento anche picchiandosi più forte dove faceva male. Strano davvero che i campioni veri di ieri si siano ritrovati alla vigilia di un derby fra Cantù e Varese, storia, scudetti, rivalità, grandi scuole, nel giorno in cui la prefettura ha vietato ai tifosi bosini di andare a Desio, il campo dell'esilio per vedere una sfida di media classifica che oggi potremo seguire in diretta su Eurosport dalle 17. Per fortuna ci sono loro le glorie di un passato che ha fatto storia a ricordarci che sul campo c'era guerra, ma fuori soltanto amicizia, nel tempo, per sempre.

Marzorati in cattedra per farci capire cosa è l'indignazione davanti a certi divieti. Della Fiori, che ha il figlio impegnato nella nuova Cantù come manager moderno e di qualità, che di fianco a Meneghin ricordava le sfide sul campo: «Una volta avevo cinque punti al mento, ma Dino mi picchiò soltanto sulla fronte». Assist per il più grande e proprio Meneghin ricordava una sfida contro Ciccio che giocava a Venezia e si lamentava di non vederci: «Aveva messo le lenti a contatto della moglie». Battaglie, amicizia.

Non c'erano ma c'erano con dei video messaggi Bob Morse, Manuel Raga e C.J. Kupec e c'erano i fratelli Galleani, gli uomini che sussurravano ai cavalli: Sandro, il caposcuola nelle fisioterapia. Per scelte professionali il fratello più giovane Terenzio andò al Cantù: «Litigavamo spesso, ma dopo era sempre un divertimento». Il Galleani che ha trovato medicine psicologiche per Varese ma anche per quelli che erano avversari in campionato come Antonello Riva che prima di scappare, secondo nipote in arrivo, ha ricordato un episodio con Sandro al mondiale spagnolo: «Avevo problemi ad un ginocchio, parevo irrecuperabile, mi disse di andare a fare un bagno al mare per liberarmi dell'angoscia. Aveva ragione».

Mentre il vinello faceva il giusto effetto Recalcati, grande giocatore e buon allenatore a Cantù, uomo della stella per Varese, argento olimpico con l'Italia, nel 2004, troppo tempo fa, sfidava l'ironia dei presenti ricordando che alla base di tutto c'era la competizione, ma anche la grande amicizia.

Un mondo che sembra sparito e nessuno dei presenti ha fatto ironia sulla Milano di Messina che sta andando davvero male, 3 sconfitte in eurolega, che entra nella settimana di fuoco: oggi a Pesaro in una battaglia che una volta era scudetto e adesso soltanto un passo nelle tenebre: i marchigiani con 0 su 10 e affidati al pittore Sacco per una salvezza improbabile, l'Armani alla ricerca di nuove forze prima di andare a Villeurbanne, nella casa di Tony Parker e poi a Madrid dal Real, per chiudere con la sfida nella Venezia tormentata.

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