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Carica Ibra, calma Pioli. Così il Milan va oltre assenze e amarezza

Leader e tecnico continuano a cullare il sogno scudetto. "Ma a Firenze la partita più difficile"

Carica Ibra, calma Pioli. Così il Milan va oltre assenze e amarezza

Ibra detta la linea, Pioli la difende con convinzione. Nel Milan funziona così e non perché sia stata invertita la gerarchia di Milanello ma perché la condivisione dell'argomento sventolato da Zlatan («siamo ancora in tempo per puntare allo scudetto») è autentica, sentita. «Mi sono piaciute tantissimo le parole di Ibra, non poteva dire altro, dobbiamo puntare in alto nelle prossime 11 partite»: ecco la nuova missione per il Milan secondo Stefano Pioli, appena uscito dall'Europa league con «un dispiacere molto grande» ma senza coltivare particolari rimpianti, per via di quelle assenze che adesso cominciano a diventare tante, troppe. «Attenti, a Firenze è la gara più complicata, dopo la sosta recupereremo un po' di infortunati» aggiunge per farsi coraggio e chiedere ai superstiti l'ennesimo scatto di orgoglio (sei fuori lista per Firenze: Rebic, Calabria, Leao, Mandzukic, D. Maldini e Romagnoli).

Persino su questa tema, delicato, Stefano Pioli è un libro aperto. Nessuna scusa, nessuna fuga in avanti ma una confessione che fa onore a lui, al suo staff, compresi preparatori e medico. «Qualcosa ci è sfuggito e non dovrà capitare. Anche lo storico di un calciatore spesso è importante. Di sicuro non siamo soddisfatti» è l'altra sincera ammissione, qualità di questo gruppo di lavoro che adesso si ritrova anche alle prese con le convocazioni delle nazionali. «Qualcuno dei nostri ha bisogno di giocare, qualche altro spero non le giochi tutte» e naturalmente qui il riferimento è proprio a Ibra che a Firenze comincia dall'inizio dopo il breve collaudato di giovedì con il Manchester.

Per recuperare un po' di motivazioni dopo il giovedì nero («sono stati alcuni dettagli nelle due aree di rigore a scavare le differenze»), Pioli ricorre anche a un vecchio metodo in uso a Milanello fin dai tempi di Arrigo Sacchi. Gli chiedono: cosa pensa di coloro i quali considerano Inter e Juve in lotta per lo scudetto cancellando il Milan dal secondo posto? La risposta è esemplare: «Chi vi dice che non prenda quei ritagli e non li appenda nello spogliatoio?». Funzionò anche nei mesi successivi al lockdown quando nessuno immaginava che quel Milan potesse sgabbiare dalla sosta prolungata con una striscia impressionante di risultati.

Si possono cogliere energie dallo scetticismo storico che circonda dall'inizio il Milan ma forse è anche indispensabile recuperare il rendimento migliore di Calhanoglu, in clamoroso ritardo (appena 1 gol fin qui nella stagione).

«Manca poco, è reduce da covid e infortuni» ricorda Pioli a proposito del turco alle prese anche con il rinnovo del contratto, argomento che prima e poi bisognerà affrontare perché non è pensabile di trascinare la trattativa fino a fine stagione come sta accadendo anche per Donnarumma. L'ultimo successo milanista, in quel di Firenze, datato 2019 con Gattuso allenatore, fu merito proprio di Calhanoglu (gol di testa).

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