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Il caso umano di Politano e il revisionismo delle milanesi

Il caso umano di Politano  e il revisionismo delle milanesi

Mettiamo pure che certi incidenti di percorso sono ben pagati e una delusione diventa meno deludente, mettiamo pure che il professionismo impone di accettare anche gli scherzi del destino, ma l'insano oggetto del desiderio di Matteo Politano non può ricondursi alla pace dell'animo accettando lo sfottò da web che racconta una massima della vita: «L'importante è la salute». Ovviamente stampato su sciarpa giallorossa. Il caso Politano, tifoso della Roma, felice di evadere dalla prigione contiana per giocarsela nella squadra del cuore eppoi rispedito a Milano per evidenti pasticci dirigenziali, è una delle storie che talvolta ci fanno dimenticare che pure i giocatori hanno un cuore, un'anima, e non sempre tutto si riduce al rispetto della diagonale e al signorsì al tecnico. Politano c'è rimasto male come un qualunque ragazzo che si nutre di passioni, e c'è rimasto peggio sapendo di tornare dove è stato accettato a fatica dall'allenatore fin da inizio stagione. Frittata degna dei presupposti che hanno nutrito il rapporto fra Conte e l'Inter. C'erano giocatori sgraditi e andavano spediti: questo il primo comandamento. E qui si innesta il revisionismo di mercato che Inter e Milan stanno mettendo in atto. Si dice: per rinforzare la squadra. Perfetto! Ma allora significa che, prima, sono stati commessi errori. Non è pensabile che l'Inter, dopo un mercato sostanzioso, debba acquistare 4 giocatori per migliorare la rosa e magari vendere Lazaro, acquisito in estate per una bella cifra. Conte si lamentava per la coperta corta. E l'Inter cosa fa? Compra con la formula: uno esce e l'altro entra. Già, mancano i soldi. Ma, allora, la coperta è corta o la rosa va rinforzata? E cosa dire del Milan? È bastato Ibrahimovic perché la squadra abbia preso altra faccia. Ovvero: è bastato inserire un giocatore di classe perché anche gli altri sboccino a miglior calcio. Può aver sbagliato l'allenatore precedente? Forse. Ma i dirigenti? Fare e non disfare: questo è un problema. Tradotto: mettere toppe agli errori. Ma, va detto, neppur la Juve è da imitare: ha sbagliato qualcosa nel mercato, e non l'ammette.

Ammettere di sbagliare: dirlo o non dirlo? Questo è il problema.

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