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Cavendish, dalla depressione al trionfo

Mancava dal 2013. Torna dopo il male oscuro e a 36 anni centra la vittoria n°160

Cavendish, dalla depressione al trionfo

Sarà anche il ciclismo dei baby fenomeni, ma qui al Giro, per il momento, vediamo corridori attempati che non ne vogliono sapere della pensione. Dopo un Nibali che nella crono di sabato si è fatto apprezzare per tenacia e convinzione, mettendo su strada una delle crono più belle della sua carriera, la più bella degli ultimi tre anni, ieri è stata la volta di Mark Cavendish, che di professione fa il velocista e visto che c'è, lo fa ancora come l'ha sempre fatto: vincendo.

In una tappa da sonno profondo, dove la noia ha tenuto banco fino a pochi chilometri dal traguardo, il botto è il suo: quello di Cannonball, che ritorna al Giro dopo 9 anni e ricomincia come se fosse al suo esordio (avvenuto nel 2008 a Catanzaro Lido, quando vinse la prima delle 53 tappe nei Grandi Giri, ndr).

Una volata lunghissima, di 300 metri, di rara bellezza, che ha premiato un corridore pazzesco, che qualche anno fa si era arenato nei meandri della depressione, finendo in quel buco nero che gli aveva appesantito l'anima e dal quale sembrava non avere la forza di uscire. Invece no, come in uno sprint cattivo e convulso, il 36enne corridore britannico dell'Isola di Man - ieri alla sua 160ª vittoria in carriera, la 16ª al Giro d'Italia - non solo ha ritrovato il sorriso e la leggerezza del vivere, ma ha riavvolto un nastro per continuare a registrare vittorie, imprese e record, dimostrandosi un incredibile campione di longevità.

«Sono vecchio, ma sono sempre io dice orgoglioso il capitano della Quick-Step Alpha Vynil -. Non è normale vincere subito a 36 anni in una grande corsa a tappe perché alla mia metà il mio motore comincia a girar bene dopo 4-5 giorni, ma non era normale neanche esser malato come sono stato io», racconta dopo essere andando a cercare uno alla volta i compagni per ringraziarli.

Bravi, i suoi compagni di squadra, bravi davvero. A cominciare dal nostro Davide Ballerini, straordinario come locomotiva, ma anche Van Lerberghe e Morkov non sono da meno. «Avere in squadra un corridore come Mark (Cavendish, ndr) spiega Ballerini è un vero orgoglio. Per noi è un esempio, sia come corridore che come uomo». In classifica non cambia nulla: in rosa sempre il fenomeno olandese Mathieu Van der Poel. Oggi il Giro saluta l'Ungheria e da domani dopo la giornata di riposo di oggi - comincia per davvero il Giro dell'Italia: dalla Sicilia. In programma c'è subito un pezzo forte di questa corsa rosa: l'Etna, pronto a cambiare i connotati alla classifica. Noi, inguaribili ottimisti e sognatori, visto come si è messa, speriamo in qualche nostro attempato campione, proprio come Nibali, che non sarà qui per vincere, ma per lo meno per provare a tenere alto il nostro vessillo, la nostra storia e tradizione.

Il nostro cuore.

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