Brasile 2014

Cesare fa infuriare Pepito e gli altri ct lo bocciano

Convocati anche gli infortunati. Insigne e Cerci, nuovo modulo d'attacco. Berlusconi consiglia: "Bisogna imporre a Balotelli di fare il centravanti"

Cesare fa infuriare Pepito e gli altri ct lo bocciano

Cesare Prandelli si sforza, con tutta la bravura di cui è capace, di oscurare la fama di Don Abbondio. Peccato, perché Manzoni Alessandro si era impegnato mica male per rendere immortale la figura del pretino. Il caso Pepito Rossi è un altro mattone alla scalata intrapresa dal nostro ct. La decisione di lasciarlo fuori, poi commentata dal giocatore con tweet che non lasciano dubbi circa la differenza di idee e di valutazione su stato fisico e comportamenti da tenere in campo («gli avversari li salto, mica sono un dilettante che va a sbattere contro»), dice che il ct non ha imbroccato la spiegazione migliore anche se ripete ai suoi collaboratori: «Ho la coscienza a posto». Sembra di rivederlo alla difesa del suo codice etico: ondivago, opportunista, talvolta incomprensibile.

Esattamente come la scelta effettuata per l'ultima maglia disponibile in attacco: Insigne e non Rossi o almeno Destro, che avrà pur sbagliato una risposta(seppur abbia negato il fattaccio) ma forse sbaglia meno gol (o segna di più) di Insigne e Cerci. Poi qualcuno dirà: questo duo induce a pensare che Prandelli abbia in mente un altro modo di attaccare e un altro tipo di attacco. Probabile, anzi auspicabile ma se i due dimostreranno di non avere caratura per match di un certo peso: povera Italia. Basterebbe rivedersi la partita di andata fra Torino e Juventus, per capire dove sta il punto debole di Cerci.

L'Italia si è divisa sul caso Rossi, tipica situazione nazional-popolare. Ma forse si riconcilierà presto: domani basterà spezzare le reni al Lussemburgo per accompagnare verso il Brasile la nazionale nostra con un carico di speranze. L'Italia di Prandelli è fatta, ora anche nei numeri: ovvio il 9 a Balotelli e Berlusconi ha inviato un suggerimento al ct: «Gli imponga di fare il centravanti». Fosse facile. Il 10 va ai piedi buoni di Cassano, il 22 di Pepito al sostituto Insigne e il 21 a Pirlo. Altro caso di marketing: gli juventini hanno mantenuto tutti il numero che tengono sulle spalle in bianconero. Spiritoso Verratti: si è preso il numero 23, ultimo disponibile, recuperato grazie all'infortunio di Montolivo. Ed anche qui occorre chiedersi: possibile che Prandelli lo abbia rivalutato solo per un infortunio o per la partita contro l'Irlanda? Caso strano: due su tre del Paris Saint Germain sono apparsi meglio calibrati degli altri azzurri. Un altro colpo basso alla credibilità del nostro campionato.

Sentirete parlare di Italia che piace con un ct che piace, magari il giovanilismo made in Zeman (Verratti, Insigne, Immobile con aggiunta di Perin sono frutti suoi) sarà l'idea felice che ci condurrà fino alla vigilia con l'Inghilterra. Situazione naturalmente azzurra: dai tempi in cui Bearzot smentì la gran parte della critica, i violini sono sempre pronti all'uso.

Però, comunque la si guardi, resta un'Italia dell'altro mondo. Tra fuori campo e dentro le scelte qualcosa non torna. Per esempio: l'uso dei tweet da parte degli esclusi induce a pensare che la democratica concessione di Prandelli («uso moderato») rischierà il naufragio. Le critiche di Pepito, ma pure di Criscito, andrebbero annoverate nell'insubordinazione. Rossi ha perso le staffe dopo aver letto le ragioni del ct. Possibile che non abbia annusato l'aria? Il suo procuratore ha fatto sapere che Pepito è sempre stato il migliore nei test fisici. I traduttori del prandellese hanno parlato di cattiva condizione mentale. Il fatto che Paletta, Barzagli, Balotelli e Cassano non stiano benissimo muscolarmente evidentemente preoccupa meno.

Il pensiero donabbondiano su Rossi forse arriva da lontano. Montella, un mesetto fa, lanciò l'allarme. Disse più o meno così: «Gioca solo perché vuol andare al mondiale, ma non è ancora pronto». Probabilmente il ct ha seguito quelle chiacchiere come una stella cometa, si sarà pure arrovellato nei pro e contro. Chi lo conosce dai tempi della Juve dice che è specialista in materia. Ha chiamato Pepito fra i 30 per evitarsi un mese di turbative, ma forse aveva già deciso. E ora si è tolto l'imbarazzo di una polemica al giorno durante il mondiale. Gioca o non gioca? I suoi sostenitori hanno apprezzato la scelta, ma perché mai altri ct fanno di tutto per portarsi le stelle? Fabio Capello ha inserito nei 23 il capitano Roman Shirokov, nonostante sia infortunato. Il tedesco Joachim Loew porta Sami Khedira, centrocampista del Real Madrid reduce da lungo fermo. La Spagna è convinta di recuperare Diego Costa, la Colombia fa di tutto per Radamel Falcao, Didier Deschamps non vuol mollare Ribery che ha un mal di schiena a prova di esclusione. Il ct cileno ha inserito Arturo Vidal nonostante l'operazione al menisco. Tabarez aspetta Luis Suarez il suo “pistolero”.

Una risposta forse c'è: don Abbondio non giocava a poker, i ct calcistici ci provano.

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