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Chi scrive sulle maglie... e chi le vende

In Italia boom di slogan ricamati, all'estero quello del commercio: Real, Barça e United da record

Juan Jesus, Vidic e Icardi con la divisa da trasferta dell'Inter
Juan Jesus, Vidic e Icardi con la divisa da trasferta dell'Inter

Non bastano più i colori a simboleggiare una fede. Quelli restano sacri anche se in nome del merchandising esasperato spesso vengono violati. L'Inter è l'esempio eclatante di questa stagione. Si azzarda con i colori per tentare anche di vendere di più. E si strizza l'occhio ai tifosi arricchendo le maglie con scritte prese in prestito dai cori delle curve oppure dalla storia del club. Slogan ricamati quasi sempre all'interno del colletto, come a volerli custodire o addirittura sentirli sulla pelle, quasi come un tatuaggio.

La Juventus ha scritto “fino alla fine” votato dai supporter tramite un sondaggio internet. Lasciato da parte il discorso scudetto con il celebre “trenta sul campo”, i bianconeri hanno scelto un grido celebre dello Juventus Stadium per l'ultima maglia targata Nike con tanto di numeri illeggibili. L'orgoglio è stampato anche all'interno delle maglie della principale antagonista dei campioni in carica: “La Roma non si discute si ama”, recita la nuova divisa giallorossa. E la Fiorentina addirittura ha preso in prestito una frase dell'inno: “Abbiamo undici atleti e un solo cuore”. Tre maglie che “parlano” attraverso la voce dei tifosi.

C'è poi chi rivendica la storia oppure la celebra. E' il caso del Genoa che ormai ostenta da qualche stagione di essere “il club più antico d'Italia”. E lo scrive in bella mostra sotto lo sponsor oppure all'altezza del petto. E la Lazio è ormai fedele al “la prima squadra della Capitale”. Nessuna provocazione, ma solo il ricordare ai cugini, se mai ce ne fosse bisogno, che l'Aquila è nata prima della Lupa. Una questione cittadina sono anche le maglie di Inter e Milan. I nerazzurri addirittura nella maglia away , cioè da trasferta, in cui la croce di san Giorgio emerge al centro, nel colletto si sono addirittura spinti a un “Milano è l'Inter” che ha fatto storcere i naso ai cugini rossoneri. E proprio il Milan va in controtendenza e rinuncia definitivamente a “il club più titolato del mondo”. Più che per colpa dell'Al Ahly, che da mesi rivendica il primato, forse per il rischio che entro fine anno il Real Madrid eguagli i diciotto trofei vinti dai rossoneri. E così sul petto ecco la croce di San Giorgio, a rivendicare la milanesità, e sulla seconda maglia il logo di Casa Milan. Divisa da trasferta che in un sondaggio inglese è stata considerata la più bella. Però subito dietro è stato votato il “pigiamino” dell'Inter… Il Verona invece guarda alla storia per celebrare i trionfi: una frase di Osvaldo Bagnoli ricamata all'interno del colletto per celebrare i 30 anni dello scudetto. “Io sono uno di quelli che ha il gialloblu sulla pelle”. Immediate e incisive le scritte di Udinese e Torino: “La passione è la nostra forza” per i friulani e “Sempre forza Toro” per i granata. Va sul poetico, e soprattutto prolisso, il Palermo con un interminabile “Rosa come il dolce, nero come l'amaro: dal 1907 i nostri colori”. In rosa capiterà di incrociare anche il Cesena, ma solo per onorare i dieci anni dalla morte di Pantani, quanto mai d'attualità. Ritrova invece il rosso la Sampdoria, la maglia ideata ai tempi di Roberto Mancini e resa celebre da un gol in coppa delle Coppe dello stesso fantasista.

Difficilmente tutto questo basterà per avvicinare i numeri delle grandi d'Europa in materia di magliette vendute. Ad esempio nella passata stagione il Real Madrid ha venduto qualcosa come 1 milione e mezzo di capi, Manchester United e Barcellona sono oltre il milione. E basta pensare che dopo la presentazione sono stati venduti in tre giorni 350mila esemplari della “10” di James Rodriguez. Quante ne vendono più o meno le grandi italiane in una stagione. La Juve l'anno scorso non è andata oltre le 480mila, dietro anche Chelsea, Bayern, Liverpool e Arsenal.

E poi sono maglie rese d'oro da sponsor commerciali e tecnici quelle delle big europee: i Red Devils incasseranno 150milioni dalla prossima stagione, tra Adidas e Chevrolet. L'Italia arranca, anche per colpa della contraffazione dilagante e mai veramente contrastata, e dà il via libera al quarto sponsor che altro non farà che snaturare ancora di più i colori. E comunque più delle scritte, fenomeno strettamente italiano, a far vendere sono i trofei e i campioni.

Cambiano le maglie, non le regole del mercato.

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