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Milan col solito vizio Ma si salva ancora

La difesa rossonera si fa sorprendere da Immobile Toro ripreso soltanto con un lampo del francese

Milan col solito vizio Ma si salva ancora

Seedorf si è fermato alla seconda casella. E il suo Milan è tornato indietro, dopo i due successi con Verona e Cagliari. Come nel famoso gioco dell'oca. Restando a metà del guado in questa stagione di transizione che può moltiplicare gli affanni e rendere più complicato il futuro da costruire. Perché i limiti e i difetti del gruppo, accentuati nell'occasione da un sistema di gioco troppo rischioso e dal discutibile genio dei suoi uomini di maggior talento (da Honda, Robinho, Kakà e poi anche Saponara neanche una giocata come si deve, un triangolo memorabile), sono quelli di sempre. Gli stessi che convinsero Allegri a cercare altre strade, meno coraggiose, forse, ma che consentissero di recuperare un pizzico di equilibrio. Così al Torino di Ventura, che è un maestro di tattica e di organizzazione, non serve una grande impresa per scoprire la fragile difesa rossonera, passare davanti e sfiorare addirittura il 2 a 0 prima di farsi raggiungere nella ripresa. Che è poi un risultato giusto, segno di un equilibrio mai spezzato né da Cerci e Immobile che nella ripresa segnano il passo, né da Pazzini e soci alla vana ricerca di una qualche magia. Le maglie granata sono così fitte e serrate, che non passa nemmeno un capello.

Se c'è di fronte il Toro con le due frecce granata, guidato da un esperto come Ventura, forse è il caso di adottare qualche provvedimento. E invece Clarence Seedorf, fedele al proprio ideale («Sono gli altri che devono preoccuparsi di noi»), firma un paio di scelte inattese che espongono il Milan, già votato all'attacco, al più elementare dei rischi. Sparisce De Jong, che è uno scoglio davanti alla difesa, e si rivede Muntari, resta in panchina Abate a favore di Emanuelson che ha un cliente, Cerci, tra i più temibili da affrontare. Perciò alla fine della prima frazione non c'è nessuna meraviglia se si trova il Toro davanti con gol di Immobile (dopo aver scherzato Bonera), capace di sfiorare il gol del 2 a 0 a colpo sicuro con Farnerud di testa (su cross parabolico di Cerci). È vero, Padelli, il portiere torinista, debutta con una deviazione sotto la traversa, si ripete sempre su Pazzini, prima di farsi salvare la ghirba da una deviazione di Moretti. Sono queste le tre polpose occasioni costruite dal Milan, sempre all'attacco e poco attento a sorvegliare le retrovie così da lasciare delle praterie dove il Toro può scatenare il suo contropiede micidiale. Specie se, come in occasione del gol di Immobile, Emanuelson lo tiene in gioco non avendo alcuna abitudine a seguire la linea difensiva.

La fiammata, prevedibile, della seconda frazione riporta in quota il Milan con un protagonista imprevedibile, Rami, il bronzo francese che difende meglio di Bonera e che, chiamato a esercitarsi al tiro dal limite trova anche lungo la strada una deviazione (Glik) involontaria che mette fuori causa Padelli. L'altro gol, di Robinho, è macchiato dal fuorigioco del brasiliano che esce a 15 dalla fine senza provocare un solo rimpianto, anzi è quasi una liberazione per il pubblico di San Siro. Il Toro arretra minuto dopo minuto e il Milan avanza consumando le migliori energie di Emanuelson da un lato e De Sciglio, i due terzini, di fatto ali vere e proprie mentre Muntari mostra evidenti limiti di condizione e di precisione, Honda non sfonda una sola volta dal suo lato e Kakà si danna come una farfalla dentro un bicchiere, sbattendo contro le pareti della difesa granata. Nemmeno l'arrivo di Saponara e Petagna risolvono le mischie provocate dall'assalto rossonero. Sterile e senza guizzi.

La conclusione molto modesta è la seguente: il pari non si schioda e il terzo successo consecutivo inseguito dal Milan di Seedorf resta una chimera.

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