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Urticante, ma questo calcio gli dà ragione

Ci sono personaggi che riescono a tirarsi tutti contro, perfin quando non hanno torto

Urticante,  ma questo calcio gli dà ragione

Ci sono personaggi che riescono a tirarsi tutti contro, perfin quando hanno ragione. Il presidente della Lazio, Lotito, è un campione della specie. Riesce ad essere più urticante di una pianta di ortiche. Il suo latino ormai è un vezzo da macchietta. Una volta il latino ti regalava glamour, se non rispetto culturale. Invece l'italiano di Lotito è spesso acido, sebben efficace in alcuni concetti. L'ultima telefonata registrata dal suo interlocutore (ovviamente si parla sempre di rapporti fra gentiluomini) ne ha messo in evidenza la rudezza ma anche la capacità di vedere le cose con realismo.

Il calcio ormai è un carrozzone nel quale è da ingenui, se non sprovveduti, cercare prima il lato sportivo poi quello affaristico. Tutto è in mano alle tv e le televisioni, da tempo, lamentano di pagare un prodotto che non vale i danari spesi. Le favole del pallone interessano solo a chi produce sentimentalismo spicciolo, fiumi di retorica. Le piccole squadre raccontano favole, ma poi i soldi chi li porta? Le grandi squadre. Senza Juve, Inter, Milan, Roma e magari Napoli il calcio italiano diventa ricordo, non favole. Tutti a casa o, peggio, a ramengo. Le squadre di piccole città sono un lusso, vanno centellinate. La serie A ha bisogno delle grandi città e dei club con tradizione, il resto è musica. Per acchiappare i danari delle Tv, e degli sponsor, occorrono campionati ben giocati, combattuti, credibili nell'appeal internazionale. Dunque meno formazioni: la seria A con 18 squadre sarebbe già un lusso, quella a 16 potrebbe fare al caso. L'alternativa sarebbe una Superlega europea. Il pallone oggi è un business, gioco e passione solo un corollario. Le scommesse qualcosa di molto preoccupante. Lotito non ha nemmeno torto sul ruolo di Beretta, presidente di Lega («decide zero»): campione del mondo nell'incassare stipendi, non altro.

E se il re degli urticanti trova sponda dalla ragione è proprio colpa di questo mondo del calcio: costringe a dargli assenso e non viceversa.

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