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Conte attacca: il pentito "divino" è bugiardo

Duello tra gli avvocati dell'allenatore e Palazzi. La Bongiorno: "Per la Disciplinare Carobbio è infallibile. Ma accusa Conte per sminuire le sue colpe"

Conte attacca: il pentito "divino" è bugiardo

Roma - Oltre 70 minuti di arringhe difensive, onore non concesso a nessun altro imputato, per screditare il grande accusatore Filippo Carobbio. Al processo di secondo grado sullo scandalo scommesse è il giorno di Antonio Conte, presente in aula e assistito da tre legali. Sono 15 le posizioni da discutere (delicata quella del Grosseto, a rischio Lega Pro) ma gran parte del dibattimento-fiume - otto ore, mai accaduto - viene dedicato al tecnico della Juve.

La sua giornata romana comincia presto: sbarco a Fiumicino intorno alle 9, ultimo briefing con gli avvocati e poi l'arrivo all'ex Ostello della Gioventù (sede del processo) poco dopo le 13.30. L'attesa prima degli interventi dei suoi legali, decisi a scardinare le certezze dell'accusa. Fino all'uscita dall'edificio, scortato ma circondato dall'affetto di una decina di tifosi, quando stanno per calare le ombre della sera. «Carobbio non mente mai, ha una percentuale d'infallibilità del 100%, è divino - tuona l'avvocato Giulia Bongiorno, l'esperto penalista che ha rinforzato il collegio difensivo di Conte -. La sua attendibilità si basa su una verifica che io definirei ping-pong, ovvero viene utilizzato come riscontro di una partita (Novara-Siena) l'altra contestazione (sfida dei toscani con l'Albinoleffe). E poi c'è un Carobbio smentito da Gervasoni, che parla di gara combinata dagli zingari e non da accordi di spogliatoio. L'unico modo per mettere in dubbio il pentito è il controesame, non ammesso nella giustizia sportiva. Quando Conte ha scelto di accettare il patteggiamento è perché nel processo sportivo manca il piatto della bilancia della difesa».

La Bongiorno aggiunge come «Carobbio sia poco trasparente, come si evince da tutti gli atti del processo giudiziario, aveva interesse a scaricare le sue responsabilità su altri, a derubricare il suo reato. Pensate che per il 416 (associazione a delinquere, ndr) pluriaggravato in Turchia un calciatore è stato condannato a 13 anni di carcere...». La carta a sorpresa è in un verbale di Cremona: «Carobbio dice che l'accordo di spogliatoio per Novara-Siena era il pari a reti inviolate. E per giustificarlo al pm, che gli segnala che sia finita 2-2, inventa la favola di Calaiò che per caso fa 4 gol in due partite, anche in quella con il Torino...».
E se l'accusa per Novara-Siena appare più debole, più stabile la posizione della Procura federale in merito ad Albinoleffe-Siena. Su cui la difesa ha evocato, a sostegno della tesi che Conte potesse non sapere, Carobbio: «È lui che ci dice che Stellini gli consiglia di non chiedere a Conte il permesso per raggiungere la moglie, perché è un bisbetico ed è meglio fargli trovare la situazione già definita».

L'avvocato De Rensis torna sulla riunione tecnica in cui Conte avrebbe comunicato alla squadra la presunta combine: «Se Carobbio dice che c'erano tutti i giocatori del Siena, perché non sono imputati per omessa denuncia?». Diretto anche Chiappero, che difende anche Alessio, il vice di Conte: «Carobbio è inattendibile e contradditorio anche all'interno del suo interrogatorio». Palazzi difende il capo d'accusa: «Nessuna dichiarazione contraddittoria, solo dichiarazioni progressive. Carobbio è credibile perché fornisce dichiarazioni contra sé e non si rilevano elementi di risentimento. Lo sconto di pena? L'avrebbe ottenuto lo stesso, anche non tirando in ballo Conte».
Sentenza già domani, al massimo giovedì, probabile che Conte riceva uno sconticino: dai 10 mesi del primo grado agli 8 del secondo, in attesa del Tnas a settembre-ottobre. Tecnicamente sarebbe possibile una sospensiva della pena, ma i legali sono contrari. Oggi intanto si passa al filone di Bari: in 13 davanti alla Corte di Giustizia Federale, tra cui Bologna, Lecce (stessa situazione del Grosseto), Udinese e gli juventini Bonucci e Pepe, prosciolti in primo grado, decisione contestata da Palazzi.

Un'altra battaglia per i legali bianconeri.

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