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Conte ha il suo Pel(l)è. "Rocky" Graziano ci mette il ko, l'Italia ci mette il sonnifero

Azzurri lenti, il peggior primo tempo del nuovo ct. Verratti fallisce la prova, Immobile un fantoccio

Conte ha il suo Pel(l)è. "Rocky" Graziano ci mette il ko, l'Italia ci mette il sonnifero

“Rocky” Graziano Pellè ci ha messo il pugno del ko(leggi gol), ventidue minuti dopo l'esordio. L'Italia ci ha messo il sonnifero. Saudade do Brasil. Sì, pareva di rivedere quella squadra scombinata e senza anima che ha angosciato l'estate degli italiani. Conte ha trovato il suo Pel(l)è, purtroppo con doppia elle. Ma si è perso l'Italia. Quattro pali non bastano a creare l'alibi, anche se Giovinco deve fare un patto con la fortuna. Terza vittoria consecutiva del ct nel girone di qualificazione europea, non capitava dai tempi di Zoff. Questa Italia può solo migliorare ed è l'unica consolazione: monotona e senza fantasia. Disilludente nei giovani leoni: Immobile e Verratti sono bamboli-imbambolati più che match winners.

Deprimente il primo tempo, forse il tempo peggiore giocato dall'Italia made in Conte. Molto simile la ripresa. Inutile parlare di gioco se gli interpreti sbagliano, farfugliano, riempiono il quaderno di schizzi, mandano l'imprecisione al potere e non sanno dare ritmo alla partita. Italia rombante per cinque minuti esatti, due cross, due tiri (Immobile e Florenzi) fuor dello specchio di porta. Poi un'insieme di goliardate calcistiche comprendenti una traversa e un palo, picchiati dalle conclusioni della testa del ciclonico Pellè e subito dopo da Chiellini, e svarioni in quantità. Verratti che fa il francesino, ovvero: ci sono e non ci sono. Inutile pensare che “gatto nero” Schembri, francobollatore temuto da Pirlo, faccia lo stesso effetto a tutti i play makers, dunque anche al nostro piccoletto. Se non te la giochi bene contro Malta, quando mai?

Ecco, Italia dalle occasioni perdute. Conte ha tenuto fuori Ranocchia per provare Darmian nel trio difensivo e aumentare i giri del gioco di fascia con Candreva e Pasqual. L'idea ci poteva stare, la resa del campo ha parlato ancora della mediocrità interpretativa. E solo il venticello fresco di Rocky Pellè ha dimostrato che concentrazione e determinazione sanno fare la differenza. Ci ha provato sempre, ha sfruttato con varietà di conclusioni ogni pallone e il suo primo gol in nazionale è stato il più classico fra quelli di rapina o di opportunismo: Bonucci nel mezzo area sventola la testa, il portiere respinge e Pellè in tap-in ha fatto intuire il senso e il fiuto del gol. Buon per l'Italia che si è rasserenata, forse troppo. Poi ci si è messo anche l'arbitro, inventando l'espulsione del povero Mifsud per un intervento scomposto ai danni di Florenzi, dopo 27 minuti del primo tempo. E, dopo 27 della ripresa, ha combinato egual pasticcio, cacciando Bonucci per fallo da ultimo uomo. Due innovative invenzioni del rumeno Hategan: tutti i fischi portano ai fiaschi.

Ma pur in vantaggio numerico per un tempo, la gente di Conte ha dormito in un patetico slow senza fantasia e senza ritmo. Cosa chiedere? Una squadra che sappia giocare pallone e calcio decente. E se Pellè ci ha messo personalità, Immobile è entrato nella parte del fantoccino senza anima e senza importanza calcistica: uscito dopo 20 minuti della ripresa con immotivata stanchezza. Il ct ha ripescato Giovinco, ma stavolta sono stati solo tiri sparacchiati e un altro palo. E se lo mandassero a Lourdes? Candreva ha preso una traversa ad inizio ripresa, ma suvvia il resto che pianto! I maltesi hanno tirato un paio di volte in 90 minuti, hanno lottato e si sono sbattuti. L'Italia è stata una sussiegosa dama capace di provocar fastidio allo sguardo, più che fastidi agli avversari. Conte ha messo del suo con il cambio finale, Ogbonna per Pellè (difensore per attaccante), quando si è trovato dieci contro dieci.

Per non piangere, voleva farci ridere.

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