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Conte, fra mantra e Mou "Non ci fermeremo Pronti a dare schiaffoni"

Il tecnico: «Vado avanti per la mia strada e in campo non staremo dietro a prenderle...»

Conte, fra mantra e Mou "Non ci fermeremo Pronti a dare schiaffoni"

Matteo Basile

nostro inviato ad Appiano G.

C'è una frase che Antonio Conte recita come un mantra dall'inizio della sua stagione alla guida dell'Inter. «Dobbiamo fare uno step alla volta», dove step sta per passo, eredità della sua recente esperienza inglese. Un passo dopo l'altro, Conte si è preso l'Inter ma il processo è ancora in corso. E lui è il primo a sottolinearlo ogni volta. Ma quello di stasera contro il Borussia Dortmund non è un passettino come gli altri. Dopo il pareggio con lo Slavia Praga e la sconfitta con il Barcellona, al netto di due risultati che potevano meritocraticamente essere ben diversi, i nerazzurri hanno solo un risultato a disposizione per non compromettere il cammino in Champions. Ma gli step li fa anche Conte, cresce con la sua squadra. È il leader emotivo dell'Inter e quindi fa di tutto per alleggerire la vigilia e attirare su di sè le attenzioni invece che sui giocatori. «Finale? No, è una partita... Le finali arrivano dopo». Ma non è per il tecnico un modo per snaturarsi.

No, perché al tempo stesso le idee sono chiare e la voglia è feroce. Se è vero come sottolinea che l'importante «è non aver rimpianti» è altrettanto vero che l'allenatore non abbia nessuna voglia di fare passi indietro rispetto alle sue convinzioni. Vuole una squadra «serena e concentrata» che «cerchi la vittoria» sapendo «gestire le varie fasi della gara» evitando di ripetere gli errori di Sassuolo ma soprattutto consapevole della propria forza e di tutto il lavoro fatto dall'estate a oggi. «Io vado avanti con la mia idea di calcio cercando di mettere i giocatori in condizione di poter esprimersi. Siamo partiti, abbiamo un'idea e non torneremo indietro», spiega Conte che dopo il mantra lancia un nuovo slogan che sa tanto di manifesto programmatico della sua gestione, presente e futura. «Non vogliamo metterci dietro e aspettare gli schiaffoni ma vogliamo darli». Eccolo il vero Conte, quello che affronta la sfida petto in fuori. Quello che, caso vuole, ha un po' dell'ultimo allenatore che ha trionfato in Europa con l'Inter, Mourinho. Al di là di paragoni che lasciano il tempo che trovano, il tecnico difende tutti i suoi giocatori e li elogia in pubblico, salvo poi riservare cazziatoni e consigli e lavate di capo al faccia a faccia. Succede con Lazaro, disastroso a Sassuolo «bisogna mettere in preventivo un po' di difficoltà io ci devo lavorare e lo devo migliorare», con Candreva «lo conosco bene, ha grandi potenzialità ma ha bisogno di conferme», con Lautaro «deve capire che il gol non è tutto, ha grandi margini di crescita» e anche con Lukaku, nel mirino della critica prima della doppietta di domenica scorsa, non a caso festeggiata con tutta la panchina. «Si fa presto a passare dalle critiche agli elogi. Quello che chiedo a lui e a tutti quanti è di avere equilibrio. Se poi fa gol sono molto contento...».

Il belga e Lautaro, la «L2» in grande spolvero per dare quegli schiaffoni che servono in questa serata che se non è decisiva poco ci manca. In cui i mantra, gli slogan e i manifesti programmatici dovranno trovare quanto più possibile quella concretizzazione che Conte per primo si aspetta.

Perché lo step va fatto in avanti e bisogna fare attenzione a non inciampare.

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