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Conte nella sua Lecce per non perdere il treno e sfidare anche i fischi

Il tecnico torna a casa dove sarà contestato Troppe le ruggini. «Sfida abbordabile? Macché»

Conte nella sua Lecce per non perdere il treno e sfidare anche i fischi

Perché la sera del 1° marzo resti centrale nella sua stagione, è importante che l'Inter vinca partite come quella di oggi pomeriggio a Lecce. La sfida alla Juventus è distante 40 giorni, o 7 giornate, e anche se la Lazio non molla, la storia e più pragmaticamente il mercato dicono che molto dello scudetto 2020 si giocherà quella sera.

Lecce è tappa di avvicinamento da non fallire, oltreché ritorno a casa del comandante Conte. Nell'andata, l'Inter ha vinto 8 delle 9 partite giocate in trasferta, battendo tutte le squadre (meno la Fiorentina) attualmente oltre al settimo posto in classifica. Il Lecce, invece, in altrettante 9 partite giocate in casa non ha mai vinto, perdendo 5 volte. La sfida diretta di San Siro, in un caldo primo lunedì di campionato, finì con un rotondo e semplice 4-0. Tutto insieme, parrebbe non esserci storia, eppure il calcio è ricco di precedenti che obbligano Conte a tenere alta la guardia. «Questa partita non ha niente di abbordabile, dobbiamo farci trovare concentrati, dare segnali di stabilità. Ripetere i 46 punti dell'andata non sarà semplice, occorrerà lavorare ancora di più».

I frutti del mercato non si vedranno a Lecce. Anzi, l'organico torna a essere contato, perché Young è rimasto ad Appiano ad allenarsi, mentre Vecino e Politano (non convocati) paiono pugili storditi dagli ultimi eventi. «Su Politano-Spinazzola era stata fatta una scelta tecnica e i giocatori erano d'accordo. Io sono rimasto a quella, poi sono successe altre cose. Ci sono dodici giorni per risolvere la situazione». E soprattutto per avere i rinforzi cui più tiene: Eriksen e Giroud (e peraltro l'opzione Vidal non è ancora totalmente tramontata).

Torna Martinez, che ha rifiatato in Coppa Italia, e ritrova ovviamente il gemello Lukaku, di ottimo umore per la doppietta al Cagliari (18 gol su 25 partite in stagione, 1 ogni 117 minuti). In mezzo con Brozovic, tornano full time Sensi e Barella (titolari in coppia dopo 104 giorni), mentre stavolta Godin (6 milioni, secondo ingaggio in squadra dopo Lukaku) dovrebbe respingere l'assalto di Bastoni. A casa restano anche Asamoah e Gagliardini.

La prima volta a Lecce da allenatore dell'Inter non sarà per Conte molto diversa dalle altre. «Tornare nella mia città è sempre una grande emozione, tutta la mia famiglia abita lì: Lecce e il Lecce sono nel mio cuore e ci resteranno sempre», spiega Conte, ben sapendo che anche oggi saranno insulti e cori, cori e insulti. Come quelli di San Siro, all'andata, quando venne accusato dai tifosi salentini in trasferta di esultanze smodate anche al gol del 4-0. Ruggine antica, datata addirittura 31 agosto '97, quando il centrocampista Conte segnò un gol al Lecce allo stadio Delle Alpi. Ed esultò... alla Conte. Ruggine riaffiorata nei due anni da allenatore del Bari, con episodi sconfinati in cronaca nera (aggressione con pugni e mazze dopo una partita serale di calcetto in spiaggia, estate 2008). Ruggine che sarebbe sacrosanto eliminare una volte per tutte, ma già si sa che non sarà oggi.

Se mai sarà.

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