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Conte, Sarri & C., la vera sfida Allenare una e tifare per l'altra

Anche Giampaolo negli incroci della giostra in panchina All'insegna di una frase: «Tifo per la squadra che alleno...»

Conte, Sarri & C., la vera sfida Allenare una e tifare per l'altra

Tifare o non tifare? Questo è il problema. Per la camaleontica categoria degli allenatori il dubbio vale la pagnotta. Restare un uomo di fede (calcistica suvvia) o diventare un uomo di fiducia per i tifosi che vorrebbero cantare, per esempio ma è solo un esempio: «Maurizio Sarri, uno di noi!». Non è Sarri, ovvio, che impone l'odierno problema di coscienza. Però ogni tanto il giochino del «chi va e chi viene» diventa intrigante. Quasi mai stiamo a pensare quale sia il credo dei giocatori, sennò si rischierebbe l'immobilismo totale e la sfiducia planetaria, invece per gli allenatori la coscienza rode.

La categoria ha trovato facile risposta al problema. Tifo sempre per il club per cui lavoro, ha sostenuto Antonio Conte in tempi non lontani. E tutti i tecnici con il cuoricino nascosto, e ben lontano dal portafoglio, si solo allineati alla filosofica concezione. Ma ora che la serie A sta per riallineare squadre e tecnici, rieccoci al seducente gioco. Sappiamo che l'allenatore del Napoli è un chiaro tifoso del Milan e guai se non lo ricorda. Quello della Juve una sorta di traditore del Napoli (suvvia, ma dai, povero Sarri: tiene famiglia). Quello dell'Inter ha fatto carte false per tornare a Torino tra fans adoranti. Però Agnelli non ha dimenticato (il tradimento) e lo ha declassato. Infine il Milan si è arreso al concedere la panchina ad un tifoso (scatenato, raccontano fior di interisti) proprio dell'Inter.

Non vorremmo essere nei panni del povero Giampaolo il giorno del derby. Si narra, parla sempre la vox populi nerazzurra di nobile credibilità, che il tecnico chieda notizie della Beneamata perfino prima delle partite: parla, disquisisce, argomenta. Ora il poveretto, che già di suo non sembra immune alla pressione, immaginate a quale stress depressivo sarà sottoposto in caso di successo milanista o a quale conflitto di interessi vada incontro in caso di successo nerazzurro. Un'idea da mal di testa! Alla quale dovrà sottoporsi anche il buon Conte, lanciando l'Inter a caccia della Juve. Però qui giocherà il dente avvelenato, quel «fatti più in là» sussurrato da Agnelli, nonostante Nedved e Paratici sponsorizzassero la causa, magari l'idea che battere la Juve e vincere lo scudetto val più di un peccato di fede.

Eppoi, diciamolo pure, non sempre allenare la squadra del cuore porta quella esplosione reciproca dei sentimenti. Contano soprattutto i risultati. Guardate la fine di Di Francesco a Roma. Ma anche l'addio di Gattuso. E come è stato triturato l'ultras Pioli con l'Inter? Ranieri galantuomo giallorosso è stato mollato senza tanti complimenti. Sarri ha raccontato di aver dato il 110 per cento per il Napoli, ma a cosa è valso? Ha buttato l'occasione scudetto nel finale 2018.

Se fossimo tifosi della Juve saremmo già preoccupati: hai dato il 110% e non hai vinto nemmeno lo scudetto? Chissà, magari aggiusteranno il coro: «Maurizio Sarri uno di noi! Se ti dai una mossa».

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