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Conte straniero a casa "sua". E l'Inter frena un'altra volta

Conte straniero a casa "sua". E l'Inter frena un'altra volta

Liverani batte Conte e il Lecce ferma l'Inter. La Juventus comanda e la Lazio è potenzialmente seconda in classifica. Mai così male quest'anno. Peraltro è il quarto pareggio in 6 partite, quando la Lazio ne ha vinte 11 di fila. Così, lo scudetto inevitabilmente si allontana. Liverani batte Conte perché cambia il Lecce, schiera 2 attaccanti e paradossalmente rinuncia ad attaccare come mai ha fatto in stagione e alla fine strappa un pareggio strameritato, senza che il collega nerazzurro riesca a opporre le giuste contromosse.

Difesa totale, attentissima, centrocampo affollato, attaccanti sempre dietro la linea del pallone: impossibile sfondare centralmente, eppure l'Inter è andata sul fondo appena una manciata di volte in tutta la partita. Quasi mai Candreva, un po' di più Biraghi (per una volta meglio del compagno): sul suo centro non casualmente arriva la testata vincente di Bastoni, appena entrato. Siamo a metà ripresa avanzata e la partita potrebbe finire qui, con l'Inter in grado di giocare il calcio che più ama, in contropiede. E invece no. Liverani cambia ancora una volta modulo, mette Falco (il migliore all'andata), toglie un terzino (Rispoli) avanza Mancuso e pareggia dopo appena 6', complice l'esitazione di Bastoni e l'eclissi di Skriniar, che si disinteressa dell'azione. Segna Mancuso, che già aveva regalato il gol del pareggio contro la Juventus, riscattando l'errore clamoroso in avvio di partita, quando sotto misura aveva calciato altissimo anziché in gol, sulla dormita di Candreva.

La risposta di Conte non arriva mai. Anzi, è Falco a colpire il palo su punizione (36' st). Gl'inserimenti di Sanchez e Borja Valero non fruttano nulla perché nulla possono fruttare (il cileno è tremendamente indietro), l'ampio possesso palla contabilizzato a fine partita (come i 9 tiri contro 2 o i 14 angoli a 3) è consolazione strettissima. Tante volte l'Inter se l'è cavata anche in giornate poco brillanti, trovando il gol in avvio e giocando poi in contropiede. Poteva andare così anche stavolta, se l'unico vero tiro di Lukaku (3') fosse finito dentro anziché fuori di pochissimo. Liverani sarebbe stato costretto a scoprirsi e i gemelli nerazzurri avrebbero avuto gli spazi in cui sanno esaltarsi. Invece per Lukaku e Martinez c'è solo uno sfiancante e avvilente pomeriggio spalle alla porta, fatto di sponde per i compagni (splendido il palo di Brozovic, 29' pt) e giocate riuscite a metà, sempre intercettate dagli attenti difensori leccesi (Lucioni gigantesco).

Per Conte, oltre alla delusione del pareggio, anche il timore malcelato che da qui a fine mese non arrivino i rinforzi sperati («la società sa cosa serve, mi rimetto a loro») e l'amarezza per l'ennesimo ritorno a casa da nemico: cori, insulti, striscione in rima offensiva e per una volta la scelta evidente, al momento del gol di Bastoni, di non esultare alla Conte, per non alzare la tensione.

Ce l'avrebbe fatta a trattenersi se nel finalissimo l'Inter avesse riacciuffato la vittoria? Non lo sapremo mai.

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