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Coppa Italia, la Signora ha fatto 13

Benatia e Douglas Costa bruciano il Diavolo in 8'. Quarto "doblete". Torna Paperumma

Coppa Italia, la Signora ha fatto 13

Roma - Se Allegri porta a casa lo storico quarto doblete di fila, impresa mai riuscita a nessuna squadra nei top 5 campionati europei, dovrà ringraziare soprattutto Benatia e Donnarumma. Del difensore marocchino si erano perse le tracce dopo il rigore causato al Bernabeu e l'errore fatale costato il ko con il Napoli - con tanto di battibecco con Buffon nello spogliatoio - che poteva riaprire i giochi del campionato. Del portiere rossonero si ricorderanno le due clamorose papere che lanciano in orbita una Juve già impossessatasi della finale sin dal fischio iniziale del secondo tempo. E che purtroppo per lui rievocano l'altro intervento goffo nella notte di Londra nella quale il Milan ha salutato l'Europa. L'autogol di Kalinic è la ciliegina finale di una notte da incubo per Gattuso e i suoi.

La punizione, o forse semplicemente pausa di riflessione, concessa a Benatia dopo il periodo nero - coinciso anche con lo scambio di insulti con il comico Crozza - ha giovato all'ex romanista che nel suo vecchio stadio trova la sua seconda doppietta in carriera (la prima al Catania nel 2013 sempre a Roma). Nella notte in cui di fatto si poteva suggellare il definitivo passaggio di consegne tra Gigi (Buffon), alla sua ultima finale, e Gigio (Donnarumma), il portiere del Milan ha tradito le attese. Rendendo forse meno doloroso il possibile addio al club rossonero, magari direzione Psg, che a fine stagione sembra inevitabile.

Una partita dura ed equilibrata ma solo per un tempo. I bianconeri ci arrivavano con il fiato corto dopo la bella e impegnativa volata scudetto con il Napoli e la botta subita in Champions; i rossoneri da una stagione in chiaro scuro in cui fallita la più ghiotta qualificazione europea, resta da conquistare in campionato (a iniziare dalla trasferta di Bergamo di domenica) l'ingresso dalla porta di servizio. Allegri avrebbe voluto far arrabbiare Gattuso come ai tempi in cui giocava, Gattuso parlava della sua prima finale uguale a quella della Coppa del Mondo. D'altronde sono lontani i tempi in cui la bacheca di Milanello si riempiva di trofei internazionali e la Coppa nazionale era considerata alla stregua di un premio di consolazione. Oggi, però, le cose sono cambiate: la Rai ha aumentato l'investimento sulla manifestazione per i prossimi tre anni (106 milioni in totale) e i premi per la vittoria stanno pian piano raggiungendo i livelli dell'Europa League. Fatto sta che la Juve da quattro anni a questa parte non molla più nulla - eccezion fatta per due Supercoppe - sul territorio nazionale.

Allegri sceglie Mandzukic, recuperato dopo il brutto taglio alla coscia procurato dall'intervento di Vecino a San Siro, e lascia Higuain fuori. Gattuso si affida invece all'incoscienza del ventenne Cutrone, ormai beniamino dei tifosi rossoneri. Ma di emozioni nel primo tempo ce ne sono poche, con Buffon scalda i guantoni sul tiro centrale di Cutrone e quello un po' più angolato di Suso. La ripresa è un monologo juventino, tra i due gol (insperati) di Benatia, i regali di Donnarumma e quello di Kalinic. Il corto circuito milanista dura otto minuti, fatali per la truppa di Gattuso, ancora troppo giovane per affrontare montagne così alte. Allegri cala il doppio poker di gol e vittorie. Il ciclo suo e di molti altri protagonisti juventini sarà pure finito, ma la fame di vittorie ancora no.

E domenica all'Olimpico arriverà anche la festa scudetto.

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