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«Corro per imparare e vedere dove posso arrivare»

«Corro per imparare e vedere dove posso arrivare»

Per molti corridori la Vuelta è un esame di riparazione, per Fabio Aru è un master di specializzazione. Dopo il terzo posto al Giro d'Italia, il giovane corridore sardo che sta crescendo all'ombra del trionfatore di Francia Vincenzo Nibali, si tuffa in una nuova avventura: da oggi c'è il Giro di Spagna.

Da Jerez de la Frontera a Santiago de Compostela: 3.240 chilometri spalmati in 21 tappe di cui ben 13 di alta e media montagna (9 gli arrivi in salita).

«Sono curioso di vedere come andrò in questo mio secondo Grande Giro - ci dice il 24 enne corridore sardo che da anni vive a Ponte San Pietro, nella bergamasca -. Non conosco la Vuelta, non l'ho mai corsa e soprattutto non ho mai corso nella stessa stagione due grandi Giri di questa portata. Voglio vedere come reagirà il mio fisico e se sono stato bravo a programmare un altro picco di forma dopo quello del Giro. Insomma, vado in Spagna pieno di buone intenzioni, ma anche consapevole del fatto che non sarà facile e dovrò imparare ancora tanto».

E di professori, dai quali imparare, ce ne sono più d'uno. Da Froome a Contador, passando per Rodriguez, Valverde e Evans, arrivando fino a Pinot.

Fabio, pronto per questa nuova avventura?

«Mi sento bene, penso di poter essere tra i grandi protagonisti anche in questa Vuelta. Ho lavorato tanto e bene al Sestriere dove ho trascorso un lungo periodo di allenamento, usando anche molto la bicicletta da crono, perché questa specialità è fondamentale per poter un giorno sperare di vincere un Grande Giro. Ad ogni modo, Maurizio Mazzoleni, mio preparatore unitamente a Paolo Slongo molto più impegnato con Vincenzo (Nibali, ndr ) è venuto al Sestriere a farmi in tre momenti diversi dei test, e i risultati sono stati più che confortanti».

Obiettivo tra i primi cinque?

«Sarebbe bello, lo considererei un risultato più che soddisfacente, ma lo ripeto: vado per imparare: ho appena 24 anni».

Tanti i corridori da battere, tanti i campioni al via: chi è il tuo favorito?

«Per me è Nairo Quintana, il colombiano vincitore del Giro d'Italia. Poi appena sotto metto Froome, Contador e Joaquin Rodriguez… Sono tanti i pretendenti alla vittoria finale, manca solo Vincenzo, che dopo il trionfo al Tour si sta concentrando per preparare al meglio il mondiale. Ci saranno tanti avversari e, soprattutto, saranno tutti alla ricerca di un riscatto che possa in parte salvare la loro stagione. Chi per una ragione o per un'altra, ognuno ha le proprie ragioni per non essere soddisfatto».

Hai parlato in questo periodo con Vincenzo?

«Sì, certo, lui è il leader della nostra squadra e vuole sempre sapere come vanno le cose all'interno del team e soprattutto si interessa di come sto. Da corridori di questo livello c'è solo da imparare».

Ma tu ti aspettavi che potesse arrivare a vincere il Tour?

«Ero certo che sarebbe finito sul podio, ma in cuor mio, vedendolo pedalare, sentivo che avrebbe fatto il colpaccio. Vincenzo più si avvicinano i grandi appuntamenti e più lui si concentra e si tranquillizza. È incredibile, invece di farsi travolgere dalla tensione, si calma».

Tu pensi di essere come lui?

«Sto imparando molto a staccare la spina, ad estraniarmi. Diciamo che lui ce l'ha nelle sue corde. È nato così».

Pensi che con Fromme e Contador fino alla fine per Vincenzo sarebbe andata a finire diversamente?

«Avrebbe vinto ugualmente, perché li aveva già staccati e non di poco».

Il prossimo anno Vincenzo vorrebbe tentare di correre sia il Giro e il Tour…

«Non ne abbiamo ancora parlato, ma se al Giro saremo io e lui sarà un bene sia per me che per lui».

Il terzo posto al Giro d'Italia ti ha cambiato?

«Assolutamente no, sono solo più consapevole di me stesso, ma so anche che adesso da me si pretende sempre qualcosa di più».

Preoccupato?

«E perché dovrei? Io per primo pretendo sempre di più da me stesso».

Cosa ti sei regalato dopo il Giro?

«Una bella Vespa bianca con la sella bordeaux. Mi serve per allenarmi dietro moto. Ha imparato a guidarla Valentina, la mia fidanzata. Per determinati lavori specifici, soprattutto di velocizzazione e per rifinire il lavoro svolto, è fondatale. E avere al mio fianco una ragazza che capisce e si mette in discussione con te, non è cosa di poco conto».

Insomma, per attaccare Quintana, Froome e Contador ti sei allenato a stare attaccato a Valentina…

«Diciamo che è così. Cosa posso farci, Valentina andava come una moto.

Adesso ci devo andare io».

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