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Cristiano, c'è la sua firma Unico ad aver vinto Premier, Liga e Serie A

Marketing, ricavi, social, impegno dei compagni Con CR7 sono tutti in una nuova dimensione

Cristiano, c'è la sua firma Unico ad aver vinto Premier, Liga e Serie A

Sette più CR7. Non può che fare otto. Il marziano sbarca nella terra della serie A e piazza la sua bandiera che vale l'ottavo titolo consecutivo bianconero. È lo scudetto di Cristiano Ronaldo. Non per i diciannove gol realizzati e i dieci assist serviti. La firma più importante è la sua perché ha dato una nuova dimensione a tutto quello che ha toccato. Alla Signora come società, alla Juventus come squadra. Perché il portoghese ha portato il club in un'altra era. Il fatturato, i ricavi lo diranno nei prossimi bilanci se quell'operazione da trecento milioni di euro tra cartellino e stipendio, non è solo sensazionale ma sostenibile.

Di sicuro il quindici luglio, giorno in cui Cristiano Ronaldo ha toccato terra a Torino, ha aperto un libro nuovo per i campioni d'Italia. «Voglio lasciare un segno nella storia della Juve», le prime parole bianconere insieme a quel «Giuve...» canticchiato il giorno dopo aver preso possesso dell'Allianz Stadium. Una scarica di adrenalina per l'ambiente, un'iniezione di forza per il club, un esempio per i compagni. Tutto questo è stato Cristiano Ronaldo. Poi è venuto tutto il resto, comprese le difficoltà. Il diciotto agosto fa conoscenza con il campionato italiano. Contro il Chievo al Bentegodi, viene addirittura scortato in campo dalla polizia. Conferma di un'Italia non più abituata ad avere a che fare con i migliori del mondo, il migliore del mondo. Il marziano sapeva che gli umani avrebbero fatto di tutto per complicargli la vita: «La serie A è molto tattica. Sarà difficile, ma non c'è mai stato nulla di facile nella mia carriera».

All'esordio ha sbattuto (anche letteralmente) su Sorrentino, che al ritorno gli avrebbe pure parato un rigore; con la Lazio ha sbagliato un gol fantozziano. Quattro partite per segnare i primi gol, una doppietta al Sassuolo. Poi è salito in cattedra a Empoli, il secondo gol al Castellani resta il più bello realizzato finora. Poi i tre assist nello scontro diretto con il Napoli, quando ha preso letteralmente per mano la squadra. A segno contro il Milan, ha mandato fuori di testa Higuain; ha deciso il derby. Quindi la doppietta alla Sampdoria, il rigore decisivo all'Olimpico contro la Lazio che ha salvato la Signora più brutta della stagione. L'ultimo segno è l'espulsione di Meret al San Paolo, che ha sancito la resa del Napoli in un campionato mai davvero iniziato, già assegnato ancora prima di iniziare. Perché chi vinceva da sette anni, ha preso il sette più forte del mondo.

Il colpo del portoghese ha ucciso il torneo, tolto speranza ai rivali: una botta tecnica, commerciale con quei milioni di follower che si porta dietro il marziano. Non c'è stata partita. Due serie da otto, il numero che torna, vittorie di fila nel giro d'andata intervallate solo dal pareggio con il Genoa, hanno scavato un solco tricolore. Ronaldo ha considerato il suo lavoro completato nella notte di Napoli, poi ha iniziato a tirare il fiato con l'Udinese prima di farsi male in Nazionale. Così ha lasciato la scena ai compagni. Quelli che per tutta la stagione lo hanno preso ad esempio per la professionalità, la dedizione negli allenamenti. «Se lo fa lui che ha vinto e stravinto tutto, non posso che seguire la sua strada», i discorsi nei corridoi della Continassa.

Tutti hanno alzato l'asticella, a partire dai Chiellini e dai Bonucci, fino a Bernardeschi. L'unico «intristito» dal marziano per rendimento sul campo è stato Dybala. Che non ha avuto la forza di tornare alla ribalta quando Cristiano Ronaldo si è fermato. L'occasione l'ha sfruttata Moise Kean, il millennial che allenandosi con i campioni e «Il» campione è diventato grande in fretta. Anche in questo il tocco del marziano. Che ha provato in tutti i modi a portare la Signora sul trono Champions. Dopo la tripletta all'Atletico Madrid aveva detto: «Sono qui per queste serate». Poi non sono bastati due gol all'Ajax per centrare le semifinali. Al primo anno in Italia non è riuscito a insegnare alla Juventus come si fa a vincere in Europa, anche se cinque gol del marziano in quattro partite a eliminazione diretta, sono un tesoro dilapidato da una Signora senza coraggio. «Non faccio miracoli», lo sfogo alla mamma di CR7, che si consola con un record: ha vinto Premier League, Liga e Serie A.

Nessuno era mai riuscito prima che il marziano salisse sull'ottovolante.

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