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Da Donnarumma a Neto, la dura vita del portiere con il pallone tra i piedi

Gol regalati con tanti errori nelle ultime gare L'interpretazione del ruolo cambiò nel 1992

Da Donnarumma a Neto, la dura vita del portiere con il pallone tra i piedi

Uno dopo l'altro, in poche ore: Donnarumma a Pescara, poi Neto e Courtois mercoledì sera. Tre portieri e tre erroracci con i piedi che hanno riportato l'attenzione su una regola entrata in vigore il 1° luglio del 1992 modificando per sempre l'interpretazione del ruolo. Fino ad allora sul retropassaggio del difendente i numeri uno potevano prendere la palla con le mani, nella leggendaria sfida col Brasile al Mundial spagnolo gli azzurri riuscirono a resistere agli assalti di Zico e Falcao affidandosi a quelle di Zoff per decine di volte. Poi Blatter decise che bisognava cambiare per favorire il gioco d'attacco e da allora sono iniziati i guai.

Quella che rimase più scottata fu la generazione di mezzo, i portieri formati col vecchio regolamento che da un giorno all'altro dovettero imparare a prima a disimpegnarsi e poi addirittura a iniziare l'azione, rubando il mestiere ai vecchi «liberi» che nel frattempo sparivano col diffondersi del gioco a zona. In Italia Luca Marchegiani fu la prima vittima eccellente e forse ci rimise un pezzo di quella che comunque è stata una grande carriera: Sacchi lo aveva scelto come portiere della nazionale, esordì a giugno '92 e quattro mesi dopo, a regola appena cambiata, in una partita con la Svizzera si impappinò su un retropassaggio di Costacurta; un mese dopo, in porta, toccava già a Pagliuca.

«Ci trovammo spiazzati - conferma l'ex portiere di Torino, Lazio e Chievo -, non capimmo immediatamente la portata di un cambiamento così grande e abituarsi non fu semplice. Van Gaal all'Ajax fu il primo a trarne vantaggio arrivando a concepire portiere come un vero e proprio giocatore in più, mentre in Italia il pioniere fu Ventura ai tempi del Bari. Oggi i ragazzi imparano a usare bene i piedi fin da piccoli e pian piano questo è diventato uno dei fondamentali del ruolo, dopodiché un errore ogni tanto può sempre capitare». E infatti questo tipo di infortunio prima o poi tocca a tutti, dai comprimari ai grandissimi campioni.

Neto ci era già cascato con la maglia della Fiorentina quando fu protagonista di un liscio clamoroso a Cesena, ma anche a Buffon - che l'altro ieri a Napoli guardava con sconcerto la topica del compagno - è successo più di una volta: a Bergamo nel 2005, col Lecce nel 2012 e in parte anche a ottobre scorso in azzurro contro la Spagna. Allo stesso modo, la papera di Donnarumma ha un precedente rossonero non troppo lontano in un Parma-Milan di tre anni fa quando Diego Lopez fece sfilare direttamente in rete un retropassaggio di De Sciglio.

Uno degli errori più clamorosi coi piedi resta quello di Padelli che in un Torino-Empoli di due anni fa arrivò a farsi autogol, ma anche all'estero gli esempi non mancano e sono eccellenti.

Il tedesco Ter Stegen è uno dei più bravi a giocare la palla e anche per questo è arrivato a giocare nel Barcellona, eppure - prima di condannare i blaugrana contro il Celta Vigo, qualche mese fa, - già aveva combinato un paio di disastri con il Borussia Moenchengladbach e con la nazionale tedesca. Il problema, purtroppo, è sempre lo stesso: quando si sbaglia in mezzo al campo non ci fa caso nessuno, mentre quando sbaglia il portiere ci scappa il gol e si finisce in prima pagina

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