Sport

Donnavventura fa 30 anni e si innamora di Jeep

Il format «on the road» di Maurizio Rossi sarà premiato alla Mostra del Cinema di Venezia

Roberta Pasero

Sfileranno sul red carpet alla Mostra del Cinema di Venezia. Sotto flash e riflettori come le celebrities. Come le dive di Hollywood, come le attrici più glamour. Sono le protagoniste di Donnavventura, il format di viaggio vagabondo che festeggia i suoi primi trent'anni, vincitore il primo settembre del premio Mastercard.

Stupirsi? No. Perché Donavventura è come un kolossal girato, anno dopo anno, dall'estremo Nord della Lapponia fino al confine meridionale della Terra del Fuoco, dal mondo che nasce con l'alba australiana fino a dove il giorno e l'Occidente finiscono, là nelle glaciali coste dell'Alaska. «Non è né una gara né un reality, ma un doc reality, un documentario in stile moderno, dove non c'è competizione e neppure show», spiega Maurizio Rossi, ideatore e da sempre vulcanico organizzatore di Donnavventura.

Sempre e soltanto on the road, sulle vie del mondo da percorrere a bordo di fuoristrada pronti a tutto, come le concorrenti. A sfidare limiti e imprevisti ai confini della realtà, a vivere fino in fondo l'avventura, dai deserti di sabbia a quelli di ghiaccio. «Le automobili sono protagoniste indiscusse dei nostri viaggi. Devono essere performanti, darci sicurezza anche nei luoghi più sperduti. Perciò quest'anno abbiamo scelto Jeep, il brand più vicino al nostro target non soltanto per i tipi di fuoristrada della gamma, ma anche perché la loro comunicazione vira sul concetto dell'avventura. Un concetto che negli anni é molto cambiato: oggi non è soltanto fango, sabbia, rocce ma è l'avventura di ogni giorno. Anche tornare a casa alle 6 di sera attraversando le nostre città oppure da un weekend su autostrade simili a giungle urbane», afferma Maurizio Rossi. «La nostra è stata una scelta quasi obbligata. Perché Jeep è il marchio che rappresenta bene lo spirito di Donnavventura: un mondo in continuo movimento che non si guarda mai indietro».

No, non sarà (soltanto) un'avventura. E dopo le prove di guida per selezionare le concorrenti a La Thuile, in Valle d'Aosta, su Jeep Renegade con i piloti Matteo D'Amore e Mauro Trione, e i corsi di perfezionamento alla guida, su Jeep Cherokee e Grand Cherokee, con il rallista Jack Ogliari, dall'8 settembre sarà ancora una volta Donnavventura. Partenza da Lugano per questa trentesima edizione e poi via su strade d'asfalto e di terra, di neve e di ghiaccio a bordo di quattro coloratissimi Wrangler, due corti e due lunghi, dotati di pneumatici BF Goodrich 4x4 by Michelin. Con tanti start and stop, dall'Islanda alle Maldive, dal Qatar alla Giordania. E gran finale in Israele, tra Betlemme e Gerusalemme proprio il giorno di Natale (sempre in onda su Rete 4 la domenica pomeriggio, in replica venerdì sera e sabato pomeriggio, e su Italia 1 la domenica sera).

Quattro punti cardinale, 6 ragazze dai venti ai ventiquattro anni, due Donavventura di lungo corso, Maurizio Rossi e un operatore. E come sempre dieci, anche quindici ore di guida ininterrotta tra i ghiacci, i deserti, la savana, fino ai limiti dell'ossigeno, a più di 5mila metri di quota. «Ma è sempre più difficile trovare ragazze che amino l'automobile. Posseggono due o tre telefonini, ma l'auto la condividono con il car sharing», spiega Rossi. «Una volta le selezioni le facevamo al Motor Show di Bologna, oggi è raro che qualcuna abbia la passione per la guida, parte integrante di Donnavventura. Che non è un viaggio organizzato per turisti in cerca di emozioni, ma è rimasto con lo spirito di trent'anni fa: non cercare soltanto nuove terre, ma avere pure nuovi occhi per guardarle.

Sempre secondo quanto recita un antico proverbio moresco: «Colui che non viaggia non conosce il valore degli uomini».

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