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Doping di stato, Russia bandita da Rio

Wada chiede l'esclusione. Il Cio decide oggi: «Noi durissimi». Mosca vs Washington

Doping di stato, Russia bandita da Rio

«Doping di stato» in tutte le discipline. È questa la scioccante rivelazione del dossier di novanta pagine, il rapporto Mclaren, con cui la Wada ha confermato l'insabbiamento di casi doping dei russi da parte dello Stato. Non solo l'atletica, dunque, bensì un sistema di falsificazione dei test ordinato dalle più alte autorità politiche. «È un attacco scioccante e senza precedenti all'integrità dello sport e delle Olimpiadi. Prenderemo provvedimenti contro qualsiasi organizzazione o individuo coinvolto» ha tuonato il presidente del Cio Thomas Bach.

L'agenzia mondiale antidoping spinge affinché venga presa in considerazione l'idea di escludere tutti i russi, negando non solo agli atleti, ma anche a tutti i politici e i membri di governo del colosso dell'est la partecipazione alla rassegna carioca. «I responsabili verranno temporaneamente sospesi» annuncia Putin, che per le Olimpiadi più care della storia spese la bellezza di 50 miliardi di dollari. «La Russia coopererà, anche se queste accuse alla Russia sono basate dalla testimonianza di un solo uomo».

Nel rapporto Wada, comunque, viene spiegato come la copertura delle positività sia incominciata da Vancouver 2010 (solo tre ori e undicesima nel medagliere) e sia proseguita a Londra 2012, ai Mondiali di atletica a Mosca e di nuoto a Kazan, con il climax due anni fa ai Giochi invernali di Sochi. «Almeno quindici atleti russi con medaglie al collo (in totale sono 33 e 13 d'oro) hanno fatto uso di sostanze dopanti» aveva rivelato lo scorso maggio al New York Times l'ex direttore antidoping sovietico Grigory Rodchenkov, fuggito negli Usa in seguito alla morte in circostanze misteriose di due suoi colleghi. Qualche settimana più tardi la Stepanova, forte mezzofondista russa che si è garantita la partecipazione a Rio come neutrale per il contributo offerto allo sport, svelò a un giornalista tedesco l'esistenza di un sistema di doping diffuso ed elaborato. Un sistema, scoprirà Mclaren, di manipolazione dei test che riguarda almeno 312 casi (!) e coinvolge tutte gli sport. Il tutto avvenuto sotto l'egida del ministro dello sport, Vitaly Mutko e possibile solo grazie ai servizi segreti (l'Fsb, l'ex Kgb), che provvedevano a far sparire o sostituire le provette positive dei connazionali (altro che James Bond...). Ne è certo il capo della commissione indipendente della Wada Richard Mclaren: «Le prove sono inconfutabili. Il viceministro dello sport (Yuri Nagornykh) non poteva non sapere viste le dimensioni del fenomeno».

«È totalmente inaccettabile quanto l'abuso di potere della Russia abbia influito nello sport ha dichiarato attraverso twitter il portavoce della Wada Ben Nichols -. Chiediamo che a tutte le rappresentative russe venga negata la possibilità di partecipare a Rio fino a quando non conseguiranno un cambiamento culturale». L'appello viene rivolto anche alla Fifa, chiamata a valutare le accuse al ministro Mutko, membro dell'Esecutivo dei Mondiali di calcio.

Insomma, dal boicottaggio dei sovietici per le Olimpiadi di Los Angeles, in risposta alla ritorsione del no degli americani per Mosca, siamo di fronte a un'altra guerra fredda, sebbene il motivo politico non sia quello scatenante. O forse sì...

«Saremo durissimi» hanno avvertito i membri del Cio. La convinzione è che, in giornata, la conference call convocata con urgenza provvederà ad escludere tutta la Russia dai Giochi.

A tre settimane da Rio l'atmosfera si fa notevolmente più calda.

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