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Doppietta, ex e maglia: il Real gioca contro i tabù

Sulla strada della «Duodecima» ci sono tanti tabù per il Real Madrid. Anche se i giocatori allenati da Zidane hanno già battuto (per due volte) un'italiana nel cammino europeo di quest'anno: il Napoli agli ottavi. Ma questo è l'unico dato confortante.

Il primo tabù è ormai stranoto: da quando la più importante competizione europea ha cambiato nome (nella stagione 1992-93), nessuna squadra ha alzato il trofeo per due anni di fila. Prima dei Blancos (1995), l'Ajax (1996), la Juventus (1997) e il Manchester United (2009) hanno fallito il bis cadendo sul più bello.

Poi dal 2000, anno in cui prese il via la formula del Mondiale per club che doveva prendere il posto della vecchia Coppa Intercontinentale (in realtà lo fece solo dal 2005), nessuna squadra «iridata» ha mai vinto la Champions. E inoltre esiste la maledizione degli anni dispari: nell'era moderna il Real ha alzato la Champions solo in quelli pari (1998, 2000, 2002, 2014 e 2016).

Come se non bastasse ci sono i pericoli che arrivano dagli ex, che quando lo incontrano tendono a segnare. Morata fece gol nelle semifinali 2015, Morientes eliminò il Real ai tempi del Monaco. A Cardiff, nello specifico, la truppa di Zidane dovrà guardarsi da Higuain e Khedira. L'ultimo tabù riguarda la maglia. Che non è la classica camiseta blanca, ma quella viola che il Real dovrà indossare domani: due delle cinque sconfitte stagionali (contro Valencia e Siviglia in Liga) sono arrivate con la casacca da viaggio. E nel ko con l'Atletico Madrid - nella semifinale di ritorno - la squadra di Zidane ne indossava una scura con qualche tocco di viola. I più scaramantici dei tifosi madrilisti possono toccare ferro...

MDD

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