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Dovi e Vale, sconfitti e felici grazie al regalo di Marquez

Trionfa Lorenzo, ma Marc cade e riapre la lotta per il titolo. Dovizioso: "Inaspettato". Rossi: "Yamaha fammi la moto..."

Dovi e Vale, sconfitti e felici grazie al regalo di Marquez

nostro inviato al Mugello

Si può perdere e vincere lo stesso. E si può vincere e perdere lo stesso. A Valentino Rossi è successo. Alla Ducati è successo. Magie e virtuosismi dello sport. Il re ha regalato al suo popolo di giallo vestito il massimo risultato possibile, un terzo posto, per di più «dopo la gara più difficile degli ultimi tempi» dirà Vale. Un non trionfo e una non vittoria che l'hanno comunque issato lassù, oltre il podio e la marea gialla di sotto, lassù a meno 23 punti da Marc Marquez. La caduta del leader del mondiale è stata infatti l'inaspettata pioggia sul fuoco di un campionato che pareva ormai aver bruciato i sogni dei nostri ragazzi italici. Lontano troppo lontano era finito Valentino, e lontano troppo lontano il Dovi. Invece sono arrivati il Mugello e il successo bello e commovente di Jorge Lorenzo e il secondo posto di Andrea a completare una doppietta meravigliosa per la squadra italiana e che sarebbe stata sgrammaticamente «più meravigliosa» se fosse stata a cognomi invertiti. Un trionfo, dunque, ma anche una piccola sconfitta, perché ad aver vinto è lo spagnolo che presto andrà via e questo potrebbe complicare maledettamente le strategie future.

Però suvvia, ecco Rossi a meno 23 da Marquez, ecco Dovi a meno 29, eccoli dire «se la Yamaha mi darà la moto giusta potrò dire la mia» e «vale oro aver recuperato venti punti a Marc, ma se penso che nelle ultime tre gare io con la Ducati ero sempre da vittoria o secondo posto e invece ho raccolto poco...». C'è spazio per gioire, per sognare, per spronare. Perché Valentino ha nuove energie e «le sensazioni provate nei dieci minuti su questo podio valgono le fatiche fatte per correre l'intera stagione, sono ringiovanito di dieci anni» dice il Dottore che, via, sì, adesso sembra davvero un trentenne. Ma Rossi non s'accontenta e incita anche il team, prova a scuoterlo: «Bene i tre podi di quest'anno, bene i due podi consecutivi, bene i 23 punti di distacco da Marquez, però io corro per vincere, l'anno scorso di questi tempi avevo già ottenuto due secondi posti, invece adesso non mi schiodo dal terzo. Il titolo? Solo se gli amici giapponesi della Yamaha riusciranno a introdurre dei cambiamenti, ci serve più velocità, e purtroppo è difficile ottenerla nel corso della stagione... Diciamo che se entro Brno, dopo la pausa estiva, ci saranno riusciti, allora potremmo parlare di lotta per il titolo. Perché saremo in grado di vincere le gare. Adesso no».

E c'è spazio per gioire anche per Dovizioso perché adesso più di prima sa di avere per le mani una moto da mondiale. Non ci sono più dubbi, è da quando la carovana è arrivata in Europa che la pista ha risposto a tutti gli interrogativi: se non fosse stato per sfortune ed errori, da Jerez a qui la Ducati avrebbe tutt'altra classifica. «Mi sono confrontato con Valentino, e abbiamo sbagliato gomme, abbiamo montato le dure davanti, Jorge le medie, avremmo dovuto fidarci e sarebbe stata un'altra corsa». Parla per sé Dovi, perché con Lorenzo la Ducati ha mostrato di reggere le medie, Rossi invece lo ammette con schiettezza, «io con quelle gomme non avrei terminato la gara...». Ora per il ducatista l'interrogativo è un altro: Lorenzo che ha ritrovato la Ducati e se stesso, ma anche ieri ha ribadito la fine del rapporto a fine stagione (tornerà in Yamaha) sarà più alleato o nemico. «Francamente Jorge non è mai stato alleato... Però ritengo che due Ducati forti, veloci, in grado di vincere siano un vantaggio per andare a caccia del titolo».

Nei pensieri delle due punte d'Italia (ma guai a dimenticare l'ottimo Iannone 4° e Petrucci 7° penalizzato a inizio gara da un sorpasso ardito del solito Marquez), ora c'è proprio il terribile Marc. «Non mi aspettavo che Marquez cadesse» dirà Dovi, «era chiaro che qui le Honda non potessero stare con noi, credevo avrebbe controllato di più vista la posizione in classifica». «Non saprei dire se mi abbia sorpreso la sua caduta» dirà invece Valentino, «la sua strategia è sempre la stessa: attaccare e basta». Meno male.

Il mondiale è riaperto.

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