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Due giorni di montagne per l'ultimo assalto a Carapaz

Nibali cercherà l'impresa disperata, mentre Roglic aspetta la crono. Ma l'ecuadoriano comincia a credere nel trionfo

Due giorni di montagne per l'ultimo assalto a Carapaz

Santa Maria di Sala Due giorni. Solo due giorni, per provare a raddrizzare un Giro compromesso: in due giorni. Oggi e domani. Prima San Martino di Castrozza, poi il tappone di Croce D'Aune. Due giorni per rimediare a due giorni scellerati. Ve ne abbiamo già parlato: Ceresole Reale e Courmayeur: due tappe che hanno segnato e, probabilmente, consegnato il Giro a questo giovane e talentuoso corridore ecuadoriano: Richard Carapaz.

Sia ben chiaro, il corridore sudamericano non sta rubando assolutamente nulla. Anzi. Diciamo che ha sfruttato al meglio ogni minima occasione che gli si è presentata davanti al naso. Non ha tirato mai indietro la gamba, procedendo sempre dritto verso il suo obiettivo. Ha sfruttato l'accesa rivalità tra il nostro Nibali e lo sloveno Roglic con intelligenza e sagacia tattica. «Chi temo? Nessuno, anche se non sottovaluto nessuno, come è giusto che sia in una corsa di alto livello come questa», dice il ragazzo della Movistar.

Non c'è altro tempo da perdere, e questo lo sa bene anche lo Squalo. Due tappe per provare a rimediare agli errori. San Martino di Castrozza oggi; Croce d'Aune con Manghen e Rolle domani, prima della crono finale di 17 km a Verona domenica.

C'è da correre ai ripari, per provare a raddrizzare un Giro che è stato letteralmente gettato alle ortiche nella tappa del lago Serrù, quando il siciliano e lo sloveno si sono marcati nemmeno la loro rivalità fosse l'unica cosa importante della corsa rosa.

Quel giorno e in quel momento, per tutti, erano i fari della corsa rosa: i due maggiori indiziati alla vittoria finale. Lo sloveno sempre passivo e speculativo, il siciliano più orgoglioso e vertical. Il risultato è lì da vedere: al traguardo pagano 1'19 dal giovane ecuadoriano. Il grave è che i due litiganti proseguono i loro battibecchi a suon di dispetti e rallentamenti, che ancora una volta favoriscono Carapaz.

Così nella tappa di Courmayeur, quella che terminava a due passi dal cielo e sotto il Monte Bianco, l'ecuadoriano si porta in albergo un altro bonus di 1'54 oltre ai 10 di abbuono. In due giorni, i duellanti concedono a Carapaz la bellezza di 3'23. «Abbiamo fatto un errore», ammette qualche giorno dopo il capitano della Bahrain Merida.

«Mi dicono che rischio ad avere due galli nello stesso pollaio? Ho imparato che è più facile mettersi d'accordo in famiglia, che in gruppo», ci spiega Eusebio Unzue, team-manager della Movistar, la formazione spagnola più in palla di questo Giro, che oltre a Carapaz può contare anche su un Mikel Landa in grande condizione (4° a 3'03).

Il Giro d'Italia è finito? Quasi. Diciamo che siamo ai titoli di coda. Anche se si spera in un colpo di scena: di Nibali.

Ha talento il siciliano, classe e temperamento da vendere, anche se il tempo degli anni cominciano a pesare (sono quasi 35), e il tempo perso è tanto.

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