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Dumoulin cronomostro, ma Aru resiste a 3''

L'olandese si prende la maglia rossa 50 all'ora, ma il sardo resta in scia

Dumoulin cronomostro, ma Aru resiste a 3''

È solo una questione di tempo, e dopo la cronometro di Burgos stravinta ad oltre 50 all'ora di media dallo specialista olandese Tom Dumoulin (battuti Bodnar a 1'04” e Valverde a 1'08”, ndr), bisogna anche avere un pizzico di pazienza per conoscere il nome e il cognome di chi domenica pomeriggio salirà sul gradino più alto del podio di Madrid con la maglia rossa della Vuelta.

Il cronometro ha detto che l'olandese, il naturale favorito della vigilia, non ha rivali in questo esercizio e che il suo bronzo mondiale di un anno fa a Ponferrada non era il frutto del caso. Ci dice anche che questo ragazzo olandese di soli 24 anni, astro nascente del ciclismo mondiale, non è nato dal nulla e che il suo terzo posto quest'anno al Giro di Svizzera, alle spalle di Simon Spilak e Geraint Thomas è ben più di un indizio: la “farfalla di Maastrincht” - così viene chiamato - ha tutto per diventare un uomo da Grandi Giri, seguendo le orme di un illustre predecessore: Miguel Indurain, il fuoriclasse di Pamplona che teneva in salita e, soprattutto, non aveva rivali nelle prove contro il tempo: chiedere a Bugno e Chiappucci per saperne qualcosa di più.

Tornando alla crono di ieri, possiamo dire che Fabio Aru ha l'occasione della vita per portarsi a casa questa Vuelta che ha lì a portata di mano, a soli 3”: un sospiro. Ieri il sardo si è dovuto accontentare del decimo tempo, disputando però una buonissima crono, lasciando per strada 1'53” al fuoriclasse olandese, 20” a Quintana e guadagnando su tutti gli altri: 45” a Majka e 1'13” a Rodriguez.

«Sapevamo tutti che Tom (Dumoulin, ndr) a cronometro era il grande favorito - ha spiegato Aru al termine della prova di Burgos -, ma io penso di aver risposto sulla strada come mi ero prefissato. C'è mancato pochissimo che non riprendessi io la maglia, ma ora, a quattro giorni dalla fine, e con tre tappe difficilissime da affrontare ho la possibilità concreta di ribaltare la situazione».

Deciso, determinato, sereno e sicuro come pochi: Fabio Aru sente di avere davvero davanti a se la prima grande occasione della carriera. Dopo un terzo e un secondo (quest'anno) al Giro e un quinto posto alla Vuelta un anno fa, il 25 enne talento di Villacidro ha alla portata di mano il primo Grande Giro da mettere in bacheca. Ma dovrà fare i conti, fino alla fine, con un osso duro come Tom Dumoulin.

«Se mi avessero detto che a questo punto della Vuelta sarei stato in maglia non ci avrei creduto - dice l'olandese -. Se sento la pressione? Certo che la sento, ma penso di non essere il solo, la sentirà anche Fabio».

Il cronometro ha detto Dumoulin, le montagne dovrebbero dire Aru: questo impone la logica. In tutte le tappe di montagna che fin qui sono state affrontate, il corridore sardo è sempre arrivato prima dell'olandese. Certo, non c'è nulla di scontato; così come nella vita anche lo sport non fa eccezione: ogni giorno è una sfida nuova è già oggi c'è terreno per dare battaglia. 18ª tappa, 204 km da Roa a Riaza, presenta 3 gpm: due di terza categoria, il più insidioso è l'ultimo, il Puerto de la Quesera, di prima categoria. Lo scollinamento a 13 km dal traguardo, poi è tutta picchiata fino all'arrivo. Ma ci sarà anche domani e soprattutto sabato, con la tappa dei quattro colli di prima categoria: Aru, l'uomo che aggredisce le montagne, ha l'occasione della vita.

E ce l'ha lì, a portata di mano: a soli tre secondi.

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