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La dura vita di gregario Kimi. E stavolta il gelido si scalda

Il disappunto del finlandese che non guarda mai Vettel. Lo consola solo Rosberg: «Io so che cosa stai provando»

La dura vita di gregario Kimi. E stavolta il gelido si scalda

nostro inviato a Montecarlo

Se un pilota solitamente gelido si scalda per il nervoso, si scioglie per rabbia repressa e finisce con lo stringere sbrigativamente la mano al compagno, allora un problema c'è. Se poi, nell'ora successiva densa di premiazioni, podi, champagne e interviste, il pilota gelido si mette anche a guardare un punto non meglio precisato a destra dell'isola che non c'è pur di non incrociare lo sguardo del compagno, allora quel problema c'è due volte. E non a Houston, a Maranello.

La verità è che dobbiamo tutti chiedere scusa a Kimi. Perché tutti, alle 15 di sabato, quando il finnico ha centrato la pole, avevamo dato per scontato che poi la gara sarebbe finita esattamente così. Cioè con lui che da primo diventa secondo e opplà Seb va a vincere il Gp. Ne eravamo convinti perché è nelle cose, perché ci sta, perché Ferrari e Mercedes non stanno pettinando bambole e c'è un campionato da vincere raschiando il barile. E da questo assunto derivava la nostra convinzione che Kimi, nella serata di sabato, si sarebbe subito mostrato d'accordo nel fare il passetto indietro pro Vettel. In fondo sta trattando il rinnovo del contratto e un bel gesto in pista, e la disponibilità a rifarlo in corso campionato, lo avrebbero aiutato nella trattativa.

Invece no. Lui voleva vincere e non aveva concordato nessun passetto indietro. Glielo devono aver fatto fare, il passetto. Da qui il suo disappunto. A meno che l'algido uomo non sia un grandissimo attore. «Dovremo parlarne» ha detto nel dopo gara, «adesso non riesco ad avere un quadro completo, certo che sono dispiaciuto... Se posso disubbidire alle indicazioni del box su cui non concordo? Se voglio posso anche fermare la macchina, ma se inizi a non fidarti del tuo team, diventa poi tutto complicato. Adesso vedremo...». Concetti espressi senza mai voltarsi verso Vettel al suo fianco. Segno che la chiamata per il pit anticipato che si deve al pilota leader gli è rimasta qui. Perché è vero che dove le gomme degradano è un vantaggio montare prima di altri quelle nuove, ma non è così dove le gomme non degradano come a Monte Carlo. E Kimi lo sa. «Nonostante quello che si dice», è intervenuto il team principal Arrivabene, «noi ordini di squadra non ne diamo. Risultati così sono il nostro dna e poi i ragazzi se la giocano in pista. Seb qui è stato velocissimo con le gomme usate ed è passato in testa».

Punto. Oddio, punto e virgola. Perché Nico Rosberg, che di scherzetti così ne aveva vissuti parecchi durante la convivenza con Hamilton, intervistando Kimi gli ha domandato: «Alla fine hai perso la gara nel pit stop?». E lui: «Non sono contento del 2° posto, era una di quelle giornate in cui speravo di fare di più...». E Nico: «So bene che cosa intendi dire e cosa stai provando...». Tra piloti ci si capisce.

Soprattutto, fra quelli che ne hanno mandata giù parecchia. BCLuc

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