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E se fosse l'anno del ritorno al futuro della radio

I diritti tv del calcio hanno creato il caos fra i tifosi. Ma il vecchio strumento non tradisce mai

E se fosse l'anno del ritorno al futuro della radio

Non bastava il decoder. Anzi i decoder. Non bastava l'abbonamento. Anzi, gli abbonamenti. Non bastava la card. Anzi le card. Non bastava l'antenna, anzi la parabola.

Il calcio in tivvù è diventata una mission impossible, una caccia al tesoro (loro), un labirinto senza vie di uscita e di fuga. Ogni giorno spunta una novità, tra accordi e inciuci che se ne infischiano dell'utente tifoso, che paghi e taccia. Il football spalmato non soltanto nelle date ma ora anche su vari network di ultima generazione, un last minute dell'acchiappo che spiazza l'utente già smarrito di suo.

E allora sapere che vi dico? Torniamo a Tutto il calcio minuto per minuto, torniamo allo studio centrale, a Filippo Corsini che ha preso la sedia e il microfono di Provenzali e Bortoluzzi, ai vari contemporanei con in testa l'ottimo e abbondante Repice, o, a scelta, i cronisti delle varie emittenti radiofoniche private, locali, cittadine, regionali, quelli che ti raccontano il dettaglio, con l'enfasi ormai risaputa ma almeno non esigono il versamento della tassa, non richiedono l'abbonamento, vanno via sciolti, narrano il cross, descrivono il calcio di punizione, spiegano la tattica, precedono con l'urlo il pallone che entra in rete, senza il conforto delle immagini che spesso confondono e, alla fine, servono ad allestire il teatro delle chiacchiere (a pagamento), il bar dei docenti ignoranti (della grammatica e lingua madre). I migliori anni della nostra vita sono trascorsi con il transistor attaccato all'orecchio, con l'autoradio ai massimi del volume, con il gracchiare di onde medie prima dell'avvento della modulazione di frequenza e poi del digitale. La radio, dunque, è il futuro, o meglio, il ritorno al passato, è la risposta al mercato delle antenne, è la ribellione allo sfruttamento delle masse. La radio è molto, può essere tutto. Lo aveva detto anche Marylin Monroe «non è vero che non avevo niente, avevo la radio».

Infatti non aveva la parabola.

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